lunedì 28 settembre 2015

Corriere 28.9.15
Chiti: bisogna intervenire subito sulle norme transitorie e sull’elezione del presidente
intervista di Al. T.


ROMA «La riforma ha fatto due grandi passi avanti. Ma occorre intervenire subito sulle norme transitorie e sull’elezione del presidente della Repubblica». Vannino Chiti, minoranza pd, si è speso molto per un accordo sulle riforme.
Quali sono i due passi avanti?
«Uno riguarda le funzioni del Senato. L’altro la composizione: il Senato sarà composto da un sindaco per Regione e da 74 consiglieri regionali, ma saranno i cittadini a sceglierli. Si è sciolta ogni ambiguità».
Parliamo delle norme transitorie. Perché devono cambiare?
«Perché, se i consiglieri-senatori li scelgono i cittadini, la prima volta che si andrà al voto, si dovrà rispettare il principio che siano i cittadini a sceglierli».
E come si fa? Si rivotano i consiglieri già eletti?
«Ci sono diverse soluzioni. L’importante è che si realizzi un coinvolgimento dei cittadini. Per i sindaci, invece, si può seguire la via per cui sono le assemblee dei sindaci in ogni Regione a votarli».
Per la Serracchiani, non è necessario cambiare le norme transitorie, anche se non esclude modifiche.
«Io do per scontato che si cambino, altrimenti ci sarebbero elementi di ambiguità nella Costituzione».
Anche sull’elezione del capo dello Stato si deve intervenire?
«Sì, è un nodo rilevante. Siamo passati da un meccanismo che metteva l’elezione nelle mani della maggioranza politica a uno che consente un veto permanente delle opposizioni. Tutti sono d’accordo per cambiare. Ci sono due strade da percorrere. La prima è allargare la platea di chi elegge: si può mantenere il ruolo dei 59 delegati regionali. E poi si potrebbe prevedere una presenza significativa di sindaci. Si era parlato anche di eurodeputati».
L’altra strada?
«Aumentare da 5 a 8 o 9 il numero delle votazioni dopo le quali scatta la maggioranza assoluta della platea».
Con queste correzioni, la minoranza del Pd sarebbe soddisfatta?
«Sì, ma entro la legislatura va affrontato il nodo dell’immunità, restringendola all’attività specifica che svolge in quanto parlamentare. Il ministro Orlando in un primo tempo sembrava d’accordo, poi frenò perché temeva che ostacolasse il cammino del ddl Boschi».
Non era così?
«Non ostacolava un bel niente. Ma ora questo ostacolo presunto non c’è più. C’è un’altra questione poi: quando la magistratura chiede di svolgere intercettazioni o prendere misure restrittive su un parlamentare, la decisione in ultima istanza deve essere di una sezione della Corte costituzionale».
Il presidente Grasso deve fare scelte difficili, forse «eccezionali».
«Grasso è stato corretto. Dovrà fare scelte non eccezionali, magari dure, ma contemplate dal regolamento».
Renzi ha parlato di partito popolare e di massa. È il partito della nazione?
«No, un partito di sinistra deve essere di popolo. Ma ora spero che Renzi si occupi di più del Pd. Siamo l’unico partito al mondo che fa eleggere l’assemblea e la direzione dal primo che passa per strada. Questo determina una crisi della minoranza. E poi si chiamino i cittadini ad esprimersi anche sui grandi temi programmatici».