giovedì 24 settembre 2015

Corriere 24.9.15
Il neurologo deluso «Così viene umiliata la nostra professione»
intervista di M. D. B.


ROMA «Mi sento offesa, profondamente offesa anche se non direttamente coinvolta. A lei piacerebbe se qualcuno le dettasse quello che deve scrivere in un articolo anziché contare sulla sua professionalità?», domanda Caterina Ermio, membro dell’associazione italiana donne medico di cui è presidente dallo scorso anno, con propositi di rilancio.
Offesa perché?
«Colpiscono solo i medici e non toccano tutto ciò che di sbagliato gira attorno alla sanità. Mi riferisco ad esempio ai soldi sprecati per pagare consulenti, funzionari e impiegati inutili. Lo sa attraverso quante persone devo passare se in assessorato ho bisogno di parlare col responsabile di un servizio? Almeno sette. Un carrozzone. Andate a risolvere queste situazioni. E invece fanno il pelo e contropelo a noi, più facilmente attaccabili. Ci contano i ricoveri».
Lei è neurologa presso il presidio sanitario di Lamezia Terme. Non le passano sotto mano prescrizioni improprie?
«Sì, capita. La tendenza all’eccesso c’è, non si può negare. Per un mal di testa i pazienti arrivano da me, dunque dallo specialista, già in possesso di una Tac con liquido di contrasto o una risonanza magnetica prescritta dal medico di famiglia senza gradualità. Magari basterebbe un elettroencefalogramma, esame proporzionato e meno costoso».
E allora perché prendersela col decreto taglia prestazioni?
«Noi avvertiamo la pressione dei pazienti e il rischio di essere denunciati, non voglio certo negarlo. Molto spesso i cittadini vanno dal medico di base chiedendogli un determinato esame. Magari lo hanno letto da qualche parte su internet. Facciamo l’esempio della tosse. Per comprenderne la causa basta una lastra, e se viene indicata la Tac siamo di fronte a un eccesso. Sarebbe come medicare una slogatura ingessando l’arto...».