Corriere 21.9.15
La lettera all’asta Darwin e la Bibbia «Sono spiacente ma non ci credo»
«Egregio Signore, sono spiacente di informarla che non credo alla Bibbia come rivelazione divina né a Gesù Cristo come al figlio di Dio». Firmato Charles Darwin
«Egregio Signore, sono spiacente di informarla che non credo alla Bibbia come rivelazione divina né a Gesù Cristo come al figlio di Dio». Firmato Charles Darwin. Poche righe, datate 24 novembre 1880. Ma secondo gli esperti non sarà difficile trovare qualcuno disposto a pagare oltre 100 mila dollari per questa lettera che oggi sarà battuta all’asta da Bonhams a New York. In passato i convincimenti sulla religione del padre dell’evoluzione hanno fatto discutere gli storici, alimentando polemiche tra atei e credenti. I primi desiderosi di ingaggiarlo come testimonial, i secondi interessati a dimostrare che contrapporre Dio e Darwin è una forzatura. Il valore della missiva, dunque, sta nella chiarezza con cui il naturalista esprime il suo pensiero. «È categorica secca, per essere scritta da Darwin», dice Pietro Corsi, storico dell’Università di Oxford. «Ci sono diversi Darwin, il tono dipende dall’interlocutore», spiega lo studioso dei rapporti tra scienza e religione nell’Ottocento inglese. In questo caso Darwin risponde al giovane avvocato Mc Dermott, che vorrebbe leggere le sue opere ma teme di perdere la fede. «La ragione per cui scrivo è chiederle di rispondere con un sì o un no alla domanda se crede nel Nuovo Testamento». Lo scambio avviene quando Darwin ha 71 anni, 21 anni dopo la pubblicazione dell’«Origine delle specie» e due prima della morte. Mc Dermott non è il solo sconosciuto che lo pungola sul tema, come documenta l’archivio del Darwin Correspondence Project. Ma si apre una breccia promettendo riservatezza e Darwin ribadisce l’accordo scrivendo in testa alla risposta «Privato», con tanto di sottolineatura. Malgrado la portata rivoluzionaria della teoria della selezione naturale, Darwin era un moderato. In altre occasioni aveva lasciato insoddisfatta la curiosità degli interlocutori. «La mia opinione non vale più di quella di qualunque altro uomo che abbia riflettuto sul tema» della fede, aveva risposto nel 1886. Nel 1879 precisò di non essere ateo. Con gli anni aveva preso a considerarsi agnostico, ma con qualche oscillazione. La lettera che va all’asta è letta come la confutazione di un’ipotetica conversione tardiva e a conferma di un agnosticismo che oggi appare coraggioso. In realtà nel 1880 una posizione del genere era meno isolata di quel che potremmo pensare, dice Corsi. L’idea che la Bibbia andasse considerata come un’opera storica, anziché come parola di Dio, circolava negli ambienti anglicani da un ventennio. E di fronte alle sofferenze del mondo e alla morte della figlia Annie bambina, Darwin sentiva che no, un Dio onnipotente non può fare questo.