martedì 1 settembre 2015

Corriere 1.9.15
Berlusconi avverte Renzi «Senato, nessun aiuto»
di Tommaso Labate


ROMA «Parliamoci chiaro. Tra il caos immigrazione e la campagna acquisti di gente improbabile in Senato, Renzi sta per entrare in difficoltà sul serio. E a noi, tenuto conto che si avvicina la grandissima tornata di elezioni amministrative e che l’opinione pubblica sta voltando le spalle al governo, non conviene per nulla dargli una mano…».
Villa Certosa, interno giorno. Silvio Berlusconi rimette mano ai dossier politici dopo qualche settimana di vacanza. Attorno a sé, l’ex premier ha voluto i capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta, il consigliere politico Giovanni Toti, più Mariarosaria Rossi e Deborah Bergamini. Sul tavolo ci sono soprattutto due questioni. La prima, il (presunto) dialogo con l’esecutivo sulle riforme. La seconda, il rapporto con Matteo Salvini.
Sul primo dossier, sbarrando la strada a tutte le ipotesi che prevedevano un qualche «soccorso azzurro» a Renzi, Berlusconi è perentorio. «Diamo una mano a Renzi solo se lui ci offre qualcosa di succulento. Quel qualcosa è la riapertura del tavolo sulla legge elettorale. Se ci garantisce il ritorno al premio alla coalizione, allora noi ci dimostriamo disponibili sulle riforme. Altrimenti, signori miei, si vota contro». In omaggio, e questo l’ex premier ci tiene a sottolinearlo a più riprese nel corso della riunione, «al principio che FI sta all’opposizione quanto sta la Lega, non un centimetro di meno». Nella testa di Berlusconi, e su questo il gruppo dirigente forzista si mostra compatto, c’è una sola strada. O Renzi fa un passo concedendo qualcosa a Forza Italia oppure, è l’analisi dell’ex premier, «per l’approvazione delle riforme al Senato dovrà cavarsela con la gente che raccatta a Palazzo Madama». Nei desiderata forzisti ci sono il ritorno al Senato elettivo e la riapertura del dibattito sul titolo V. Ma soltanto un Italicum rivisto nel senso del premio alla coalizione può sbloccare il tutto, visto che è una richiesta su cui si accoderebbe anche la Lega.
Già, la Lega. A pochi giorni (o ore?) da un faccia a faccia con Salvini, Berlusconi e i suoi tracciano la rotta che dovrebbe portare al ritorno del centrodestra old style. «Noi siamo già pronti a sederci al tavolo della coalizione e a scegliere con tutti i candidati per Milano, Torino… Ci dicano dov’è l’appuntamento e noi ci presentiamo puntuali», è il ragionamento collettivo. Ma quando si entra nel vivo delle grandi campagne che sono nell’agenda della Lega Nord, è proprio l’ex premier a intervenire. «Con Salvini dialogo su tutto. Tranne che su una cosa. Al blocco dell’Italia di tre giorni proposto dal buon Matteo, Forza Italia non aderirà mai e poi mai». Traduzione: tutti quelli che si sono detti o si diranno a favore della «serrata» salviniana di inizio novembre sono o saranno «fuori linea» rispetto alla posizione ufficiale degli azzurri. Per Berlusconi, insomma, «la Lega resta un alleato strategico». A patto che «il dna liberale di Forza Italia», ovviamente, non venga tradito.