venerdì 10 luglio 2015

Repubblica 10.7.15
La sfida di Liz “Così farò vincere i laburisti inglesi”
Candidata a sorpresa alle primarie,sotto attacco perché single e senza figli,la Kendall è il volto nuovo del partito: “Dobbiamo cambiare la gente non si fida più di noi”
intervista di Enrico Franceschini


LONDRA «COSA porterei in quanto donna come leader di un partito? La stessa forza, fermezza e determinazione di un uomo, io credo nella parità tra i sessi. Ma non per questo perderei le mie caratteristiche femminili, penso che in politica ci sia bisogno anche di queste». Liz Kendall si propone come “lady di ferro” del Labour: non un clone o una nipotina della Thatcher in campo avverso, bensì il volto nuovo della sinistra britannica. Deputata alla seconda legislatura, 44 anni, laurea a Cambridge ma scuole statali e classe media, si è candidata un po’ a sorpresa alle primarie laburiste per ereditare il posto di Ed Miliband dopo la bruciante sconfitta sofferta dal partito alle elezioni di maggio. Secondo i sondaggi è l’unica che potrebbe portare via la poltrona di leader a Andy Burnham, favorito dall’establishment laburista ma non dall’opinione pubblica che lo percepisce come un vecchio apparato. Come “volto nuovo” ha bisogno di farsi conoscere meglio, così incontra un gruppo di giornalisti nella sede dell’agenzia Reuters : giacca rossa, camicetta e pantaloni neri, tacco 8, niente gioielli e niente fede al dito, è single e senza figli, dopo aver rotto il fidanzamento con un attore comico. Anche questa una novità, oltre che una fonte di polemiche con Yvette Cooper, l’altra donna candidata alla leadership laburista, che l’accusa di non capire i problemi delle «madri che lavorano ».
Perché i laburisti, dopo avere vinto tre elezioni di fila con Blair, ne hanno perse due di seguito guidati prima da Brown e poi da Miliband?
«Perché la gente non si fidava più di noi, non capiva più quali sono i nostri valori, non se la sentiva di affidarci la gestione dell’economia e del paese».
E quali dovrebbero essere, secondo lei, i valori del Labour, per tornare a vincere?
«La responsabilità fiscale, cioè la capacità di far quadrare i conti, indebitandoci solo quando è assolutamente necessario e riportando il bilancio in attivo appena è possibile. E le riforme, cioè l’impegno a produrre prosperità per tutti, riducendo l’ineguaglianza ».
È un programma pro-business o pro-lavoratori?
«Essere pro-business significa essere pro-lavoratori, perché il business crea occupazione».
Anche gli altri candidati alla leadership laburista dicono cose del genere.
«Sì, ma sottovoce, perché vogliono cambiare poco dopo la sconfitta elettorale. Io invece ritengo che il partito debba cambiare molto».
Per tornare al riformismo? Si definisce blairiana?
«Il blairismo andava bene per gli anni ’90, le prossime elezioni saranno nel 2020. Io mi ritengo kendalliana, memore del fatto che, se vuoi imporre valori di sinistra, devi farti eleggere: averli stando all’opposizione non serve a nulla».
Il suo messaggio può andare bene per le elezioni, ma non è troppo critico per farle vincere le primarie laburiste?
«Un vero leader deve dire al proprio partito anche cose spiacevoli. Non cambierò le mie posizioni per vincere le primarie e poi perdere le elezioni».
La Grecia deve restare in Europa?
«Assolutamente sì. Bisogna trovare un compromesso nell’interesse di tutti. E l’interesse britannico, in un mondo globalizzato, dipende anche da quello che succede alla Grecia».
E perché dovrebbe restare in Europa la Gran Bretagna, nel referendum che Cameron farà entro il 2017?
«Non solo per paura dei danni di uscirne, come dirà Cameron facendo una campagna basata sulla paura, bensì per la convinzione nell’importanza di appartenere alla Ue e di avere un ruolo chiave al suo interno. Cameron ha ridotto la questione europea al problema degli eventuali benefici assistenziali per un pugno di immigrati polacchi. Non è questo che io intendo per leadership».
Come pensa di poter vincere le elezioni, con la stampa di destra, in particolare quella di Murdoch, che spara addosso ai laburisti?
«Non abbiamo perso due volte di seguito per colpa della stampa e di Murdoch. Abbiamo perso perché non abbastanza gente ha creduto nella nostra politica. E io voglio convincere la maggioranza, inclusi i giornali di Murdoch, che il Labour ha le risposte giuste per il futuro».