Corriere 4.7.15
Il tentativo di recuperare lo schema Mattarella
di Massimo Franco
Il sogno sarebbe quello di replicare il capolavoro dell’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, stavolta attraverso la riforma del Senato; e cioè trovare un compromesso con la minoranza del Pd, ricompattare il partito e garantirsi un sostegno leale per il resto della legislatura: in Parlamento e fuori. Ma la realtà dei rapporti tra il governo di Matteo Renzi ed i suoi avversari per il momento è più prosaica. L’impressione è che dalla prossima settimana la maggioranza si troverà a maneggiare numeri precari; e a dover cercare consensi che per ora tendono ad assottigliarsi, non ad aumentare.
È possibile che Renzi non abbia ancora scelto la strategia da seguire. Ma i precedenti fanno temere ai suoi avversari che qualunque mediazione si riveli alla fine illusoria. La blindatura dell’ Italicum ufficializzata ieri dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, è stata vista come una conferma di questi sospetti. Si riteneva che, dopo le regionali ed i ballottaggi deludenti di fine maggio, Palazzo Chigi potesse ripensare un sistema elettorale dagli effetti potenzialmente perversi. Ma «una legge», ha spiegato Guerini, «non si modifica perché un turno elettorale non è andato bene».
Significa che nel Pd l’analisi del voto amministrativo diverge tra chi ci vede l’inizio di un pericoloso scollamento a sinistra; e chi invece ritiene che la direzione di marcia sia quella giusta. Si tratta di una strategia che punta tutto sul protagonismo del Pd e del suo leader; e sembra meno preoccupata dall’esigenza di creare una coalizione che scongiuri un asse trasversale contro il partito del presidente del Consiglio. Eppure, il problema esiste. E potrebbe rivelarsi alle elezioni comunali del 2016.
Ma già in Senato il governo rischia di mancare l’obiettivo dell’approvazione della riforma entro il 7 agosto; o di arrivarci in un clima conflittuale peggiore del passato. Il documento presentato da 25 senatori del Pd contro il testo attuale è indicativo. In teoria, si accarezza l’ipotesi di un’intesa con la minoranza del Pd, che partendo dal Senato archivi lo scontro degli ultimi sei mesi e garantisca Renzi per il resto della legislatura. È quanto lascia intendere il coordinatore del Ncd, Gaetano Quagliariello, chiedendo un testo «migliorato» e una maggioranza «ampliata».
Il problema è se davvero il vertice del Pd sia pronto a bilanciare il ridimensionamento del Senato con l’elezione diretta dei suoi membri. Per ora non sembra, nonostante le perplessità diffuse su un ramo del Parlamento eletto dai consigli regionali. «L’istituzione di una Camera dei debitori incalliti non dovrà avere influenza sul bilancio dello Stato», ha ammonito ieri Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro: al punto di augurarsi modifiche profonde per evitare che «la cronica irresponsabilità delle autonomie regionali e locali» si trasferisca nel Senato riformato.