giovedì 16 luglio 2015

Corriere 16.7.15
Issing: è inutile illudersi, meglio fuori dall’euro
intervista di Danilo Taino


BERLINO Otmar Issing è stato capo economista e membro del Direttivo della Banca centrale europea. Oggi è presidente del Centro di studi finanziari della Goethe-Universität di Francoforte. Ieri era a Berlino per un dibattito su temi europei aperto da una relazione di Mario Monti. Prima, ha rilasciato questa intervista al Corriere .
Professore, il programma per la Grecia deciso dai governi supererà la settimana?
«Dipende dai parlamenti. Piuttosto, dovremo vedere se, una volta approvato, funzionerà. C’è una lunga strada da percorrere prima che i soldi arrivino ad Atene. Il tutto è stato reso più incerto dal fatto che Alexis Tsipras ha dichiarato che a quel programma non crede, anche se l’ha firmato».
In Germania lo scetticismo sta aumentando.
«Molti economisti sono critici. D’altra parte, però, programmi di aiuto in Irlanda, in Portogallo, in Spagna hanno funzionato. E aveva iniziato a funzionare anche quello greco: nella seconda metà dell’anno scorso la ripresa era iniziata».
Molti pensano che l’uscita di Atene dall’euro sarebbe stata una scelta migliore.
«Ero e sono dell’opinione che si dovesse fare molto prima. Si sarebbe dovuto impiegare il denaro non per salvare le banche ma per sostenere direttamente la gente. Con aiuti concreti e riforme concrete, dal catasto alla ricostruzione di un sistema fiscale. Sono stati persi un sacco di soldi. E altri se ne perderanno: tutti sanno che il debito greco non è sostenibile. Quello è denaro che gli europei, anche i Paesi più poveri della Grecia, hanno perso».
Andrebbe dunque tagliato, il debito?
«Quello semmai potrebbe essere l’ultimo atto di un intervento: se lo tagli all’inizio la Grecia riprende a produrlo. In ogni caso, le regole dell’Eurozona impediscono un taglio del debito: sarebbe un finanziamento tra Stati, vietato dai trattati. Inoltre, cosa importantissima, dopo un default sul debito la Bce non potrebbe più fare operazioni di rifinanziamento con le banche greche».
È per questo che rimane favorevole alla Grexit?
«Sì, sono dalla parte di Wolfgang Schäuble. Se la Grecia uscisse dall’euro, faremmo una conferenza sul suo debito e la questione verrebbe risolta. Atene potrebbe essere aiutata comunque. Quello che mi preoccupa e che mi fa arrabbiare è che l’Europa è riuscita a fare l’opposto di quello che voleva: ha inasprito i rapporti tra Paesi, guardi cosa succede tra Germania e Grecia».
Per Atene sarebbe stato più utile uscire?
«Mah. L’attuale governo greco non dà alcuna prospettiva di futuro al Paese. Propone soluzioni che hanno già fallito ovunque. Temo che non sarebbe in grado di gestire alcun cambiamento di regime monetario».
Si dice che l’unica strada per l’Europa sia l’unione politica, a questo punto.
«Mi pare chiaro che ora non c’è alcuna possibilità di creare un’unione politica. Si tratterebbe di cambiare i trattati europei, di andare incontro a molti referendum, alcuni Paesi come la Germania dovrebbero rivedere la costituzione. Ma in Europa sono tutti scettici: in quanti referendum vincerebbe il no? Mi sembra una strana idea. Farebbe aumentare i conflitti tra Paesi, ancora più di oggi che siamo alle prese solo con la moneta».
Pensa che l’euro sia stata una cattiva idea?
«Per rispondere occorrerebbe sapere cosa sarebbe successo se non fosse stato introdotto. Negli Anni Novanta, le svalutazioni della lira italiana minacciavano l’esistenza del mercato unico europeo. Certo, se questa crisi va avanti così potrei essere costretto ad ammetterlo, che fu una cattiva idea».
Non crede che la Germania dovrebbe rendere più chiara la sua leadership europea?
«Io odio, quasi, l’idea di leadership tedesca. Preferirei che gli europei si attenessero alle regole. Al “pacta sunt servanda”. Mi piacerebbe che anche in Italia lo si dicesse. Per il suo passato, alla Germania è troppo difficile essere leader: quando sembra in quella posizione… Guardi cosa succede in Grecia».
Angela Merkel ha vinto o ha perso lo scorso week-end?
«Era una situazione lose-lose, non si poteva vincere dopo quello che Tsipras e Varoufakis avevano fatto e detto. Poi bisogna dire che Merkel non vuole mai arrivare a una soluzione in cui Germania e Francia non sono dalla stessa parte».
Come giudica l’azione della Bce delle scorse settimane?
«La mia maggiore preoccupazione è che ha assunto un ruolo politico. La prima colpa è dei governi che l’hanno costretta a farlo: se dava liquidità alle banche greche le teneva in piedi, se non la dava le faceva crollare. Ha dovuto fare il lavoro che non hanno fatto i politici. Temo che, prima o poi, qualcuno solleverà questioni di legittimità democratica».
Il Fondo parteciperà anche al terzo bail-out greco?
«In Grecia ha esteso molto il suo ruolo e oggi deve spiegare al Mali perché deve aiutare gli europei. Per l’Fmi sarà difficile abbandonare Atene; ma ha detto che quando è troppo è troppo».
Pessimista.
«L’atmosfera è avvelenata».