Corriere 16.7.15
Il pianto greco
di Pierluigi Battista
Il gusto dell’iperbole, anche quello è un lascito della retorica antica. Che è una creatura greca, assieme alla filosofia e alla democrazia. Per cui non è poi così inaudito che ad Atene venga equiparata a un «colpo di Stato» l’accettazione da parte di Tsipras del diktat europeo. «Colpo di Stato» è la quintessenza dell’iperbole, ma non è una specialità greca. Anche in Italia si discetta se sia stato addirittura un «colpo di Stato» la fine del governo Berlusconi nel 2011, che invece con il «colpo di Stato» classico non aveva niente da spartire. E del resto siamo andati avanti per lustri dando retta a chi diceva che i governi di Berlusconi erano come il «regime» fascista, e si accendevano discussioni se l’analogia dovesse essere con il fascismo del ’22 o con quello del ’26. Esagerazioni, iperboli: non dovremmo dar lezioni ai greci. Ma almeno potremmo notare come l’assegnazione delle colpe alle mene oscure dei golpisti di Bruxelles e di Berlino non suoni come un’indulgente autoassoluzione di Atene, i cui governi, in passato, non avranno fatto un «colpo di Stato» ma un colpo ai conti dello Stato, manomessi e alterati, quello certamente sì. E poi il vittimismo greco si spinge fino al punto, altra vetta iperbolica, di comparare le condizioni europee al nodo scorsoio con cui, col trattato di Versailles, le potenze vincitrici soffocarono la Germania. Il grave errore che lord Keynes aveva denunciato per il pericoloso carattere vendicativo delle sanzioni, che avrebbero certamente, come nei fatti avvenne, alimentato il revanscismo furioso dei tedeschi fino all’appoggio a Hitler, grande e astuto orchestratore delle frustrazioni popolari. Ora, l’entità delle sanzioni di Versailles fu più d’una umiliazione per la Germania. Fu la deliberata volontà di schiacciare una potenza politica e militare messa nelle condizioni di non nuocere. Un errore gravissimo, ma imparagonabile con le condizioni, certo durissime, che l’Unione Europea ha imposto a una Grecia che, comunque si voglia giudicare la sua politica, non ha giocato con l’Europa una partita trasparente. Ma l’iperbole ha una funzione di rassicurazione, non di descrizione di una realtà oggettiva. Anche se nessun golpe ha rovesciato un governo democraticamente eletto, l’idea che Tsipras sia stato messo con le spalle al muro da una banda di golpisti conferisce un’aureola di eroismo alla Grecia. Che con la retorica ha sempre avuto molta dimestichezza.