sabato 20 giugno 2015

Repubblica 20.6.15
“Né gufi né struzzi”. Nel Pd arrivano i pontieri
Nasce una nuova corrente di minoranza
Fusione tra i Giovani turchi e i non renziani che hanno votato l’Italicum
di Annalisa Cuzzocrea


ROMA . «Non siamo né gufi né struzzi», dice il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. «La sinistra è cambiamento se riesce a deporre l’ascia di guerra», suggerisce Dario Ginefra. «Noi crediamo di poter essere minoranza del Pd, ma maggioranza di governo», aggiunge Matteo Mauri. Con loro, Enzo Amendola, Micaela Campana, Michele Meta, Cesare Damiano, Paola De Micheli hanno dato vita ieri a «La sinistra è cambiamento per una Primavera democratica», lunghissimo nome di una corrente che punta a prosciugare l’area riformista di Roberto Speranza dopo lo strappo del no alla fiducia sull’Italicum. L’operazione, benedetta dai giovani turchi attraverso il ministro Andrea Orlando, è fatta alla vigilia di un rimpasto di governo che premierà alcuni di loro (Amendola è il probabile successore di Lapo Pistelli come viceministro degli Esteri, Damiano potrebbe prendere il posto del neosottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti allo Sviluppo Economico). E se Primavera non è certo un nome felice - avranno dimenticato che si chiamava così la corrente conservatrice della Dc anni ‘50 guidata da Giulio Andreotti - non è certo bonario il soprannome che già circola in Transatlantico: «I giovani armeni». Hanno rivendicato i miglioramenti apportati alle riforme del governo con un duro lavoro di mediazione, i nuovi pontieri. E ne hanno chiesti altri, a partire dalla riforma della scuola. «Io non sono renziano e mai lo sarò», dice Cesare Damiano, che rimprovera a Speranza di aver deciso all’ultimo momento lo strappo della fiducia, senza preoccuparsi di tenere unito il gruppo. «Noi non abbiamo come obiettivo quello di far cadere o rallentare l’azione di governo, vogliamo correggere le leggi quando non ci convincono». Secondo i suoi conti, la nuova area conterebbe 50 deputati e un drappello di senatori, mentre con Speranza e Bersani ne resterebbero 18 alla Camera e 23 al Senato. Numeri contestati dal leader di Area riformista: «Ci sono persone che hanno votato la fiducia sull’Italicum, ma che restano con noi, come Enzo Lattuca e tanti altri. Siamo noi, 50». Poi, al termine di un incontro pubblico a Torino insieme a Gianni Cuperlo, spiega: «Loro fanno un’operazione per andare in maggioranza, noi lavoriamo a costruire un’area alternativa a Renzi dentro il Pd». Con Sinistradem, «c’è una naturale convergenza». E quindi, è questo che succederà. Le due minoranze antirenziane rimaste, quelle di Cuperlo e Speranza, uniranno i percorsi e i pensieri. A partire da sabato prossimo: «Faremo una grande iniziativa a Roma - annuncia Speranza - si chiama: l’Italia che vogliamo, il Pd che vogliamo ». Pier Luigi Bersani è con loro «a dare una mano, sapendo che c’è un cambio generazionale ». Davide Zoggia e Nico Stumpo lavoreranno sui territori (dove gli ormai ex annunciano 50 iniziative). Però tutti, proprio tutti, promettono: «Lavoriamo per unire, non per dividere».