domenica 7 giugno 2015

La Stampa 7.6.15
Presidi, assunzioni e paritarie
Le modifiche su cui tratta l’esecutivo
Ma il premier avverte: “C’è solo una settimana e non cederemo a chi cala veti dall’alto”
di Roberto Giovannini


Stavolta non dovrebbe essere una finta o una mossa tattica. Il cantiere della riforma della scuola si riapre. E come spiega chi è direttamente a conoscenza del dossier della riforma, potrebbero essere modificate tutte le norme che più hanno sollevato polemiche e proteste in queste settimane. Dal potere dei presidi alle assunzioni, dal finanziamento alle scuole private alla valutazione e attribuzione del merito.
Evidentemente la rivolta del popolo degli insegnanti e degli studenti contro la riforma Giannini in qualche modo ha pesato sul risultato elettorale alle Regionali. E ora c’è anche il rischio di nuove difficoltà e tensioni con la sinistra del Pd, che ha già fatto capire di avere intenzioni bellicose.
Fatto sta che ieri le parole del premier sono state chiarissime: «Sulla scuola - ha ammesso - abbiamo fatto degli errori e siamo pronti a ragionare e ascoltare». Poi certamente arriva la «frenata»: a disposizione c’è solo una settimana, e in ogni caso il governo non vuole cedere «a chi dall’alto delle proprie rendite di posizione pensa che la scuola sia intoccabile».
Un ballon d’essai tanto per vedere l’effetto che fa? Niente affatto, spiegano autorevoli fonti di governo. L’apertura del premier alle ragioni di chi osteggia la riforma è stata «totalmente meditata», così come la tempistica. Non è una mossa tattica ma un segno di una reale volontà di mediazione. Non è (o non dovrebbe essere») una semplice disponibilità all’ascolto, ma un appello serio a trovare delle soluzioni. Fermo restando che la mediazione non vuol dire concedere il diritto di veto.
In che modo si procederà? Il primo passaggio decisivo è quello all’interno del Partito Democratico. Domani si terrà la Direzione del Pd: probabilmente Renzi eviterà una resa dei conti con la minoranza, anche considerando la tempesta in corso sul Campidoglio, gli arresti di esponenti del Pd e l’atteggiamento battagliero della sinistra. Alcune modifiche alla riforma della scuola, dunque, potrebbero essere presentate già in questa sede.
I temi su cui potrebbero intervenire le modifiche sono quelli su cui si è concentrata la protesta di sindacati e studenti. Il primo è quello dei poteri del preside: una possibilità già ventilata è quella di limitare a sei anni al massimo la permanenza di un preside nella stessa scuola, per evitare che si trasformi nel «padrone totale» dell’istituto. Ancora, potrebbe essere ulteriormente mitigato il potere di valutazione del merito degli insegnanti e di concessione dei premi; e potrebbe essere tolto al solo preside il potere di «chiamare» i singoli docenti nella loro scuola.
Sulle assunzioni dei precari si potrebbe estendere ulteriormente il bacino: c’è il problema di individuare le risorse per favorire altri ingressi tra i precari di seconda fascia, ma c’è sempre il complicato problema di come individuare chi abbia titolo maggiore di altri. Ancora, si pensa a una modifica del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici. E infine, potrebbe essere modificato anche uno dei punti più controversi (e incostituzionale, secondo molti): il finanziamento indiretto alle scuole private. Attualmente le famiglie che iscrivono i loro figli alle scuole paritarie possono beneficiare sia di una detrazione fiscale con un importo annuo massimo di 400 euro a studente. E poi c’è lo school bonus, che altro non è se un significativo credito d’imposta (del 65% per il biennio 2015 - 2016 e del 50% per 2017 scontati nella dichiarazione dei redditi) per chi farà donazioni in denaro per le scuole (anche pubbliche).