martedì 2 giugno 2015

La Stampa 2.6.15
Trasferito di parrocchia si impicca in canonica
di Maria Vittoria Giannotti


Un ordine di trasferimento vissuto come uno strappo. Per don Carlo Certosino quello appena trascorso era stato un anno difficile, segnato da polemiche e contrasti con la Curia per una decisione - quella di allontanarlo dalla sua parrocchia - che aveva sempre contestato apertamente. Ieri mattina il sacerdote, amatissimo dai suoi fedeli, si è tolto la vita a 54 anni impiccandosi nella soffitta della canonica della chiesa di San Simone, all’Ardenza, un quartiere di Livorno. Don Carlo ha lasciato un biglietto per una delle perpetue, un ultimo gesto di delicatezza nei suoi confronti: «Sono in soffitta, chiama il 118, non voglio che mi trovi tu». Per tre ore la Scientifica ha passato al setaccio i locali. La notizia della tragedia si è diffusa in un lampo: fuori dalla parrocchia si sono ritrovati, in lacrime, decine di fedeli. E in tanti si sono stretti intorno al fratello gemello della vittima che, accorso sul posto, ha avuto un malore. Al dolore, si aggiungono la rabbia e l’amarezza. Il prossimo 1° luglio don Carlo avrebbe dovuto prendere servizio nella parrocchia di Santa Caterina, nel quartiere Venezia. Ma il trasferimento, disposto dal vescovo Simone Giusti nell’ambito della rotazione di alcuni incarichi, era stato duramente contestato sia dal sacerdote che dai fedeli. L’annuncio della decisione della Diocesi, arrivato durante una messa il 9 maggio scorso per bocca del vicario, era stato accolto da una vivace protesta in chiesa. E a don Carlo era arrivata «un’ammonizione» per aver spinto i fedeli alla disobbedienza. La domenica successiva, dal pulpito, don Carlo aveva pronunciato parole severe. «Sono un tipo schietto - aveva detto - e sono per una Chiesa trasparente, come quella desiderata dal Santo Padre. Mi auguro che lo stesso valga per la diocesi, perché le mezze verità sono bugie. Io non contesto lo spostamento, ma le modalità». In precedenza, il sacerdote aveva detto di aver dovuto «firmare delle dimissioni post datate» e aveva accennato più volte ai contrasti avuti, in passato, con il suo superiore su questioni delicate che riguardavano anche alcuni preti. Ieri monsignor Simoni non si trovava a Livorno. Quando ha saputo la notizia ha inviato un messaggio di cordoglio: «Con immenso dolore, il Vescovo e il Consiglio episcopale storditi e stupiti piangono la perdita di don Carlo. Ora nelle mani di Dio e quindi in buone mani. Sono mani che conoscono la croce e la disperazione. A queste mani affidiamo il nostro fratello sacerdote. Preghiamo per lui, per i suoi familiari e per la Chiesa di tutta Livorno».