La Stampa 26.6.15
La Germania boccia la mediazione
Grecia e Ue trattano a oltranza
Il presidente del consiglio europeo Tusk al premier ellenico Tsipras: “Game over” Il negoziato all’Eurogruppo prosegue anche oggi. Ma la scadenza di fine mese incombe
di Marco Zatterin
Il quarto Eurogruppo non è servito, ci vorrà un altro conclave dei ministri domani per cercare di salvare in extremis la Grecia dalla bancarotta. Nonostante una lunga serie di incontri a ogni livello - e la presenza di due documenti «veri», uno dei creditori di Atene e uno del governo Tsipras - le distanze fra le parti non si sono colmate. Al contrario, sono emerse nuove divisioni sul fronte europeo, in dose sufficiente da fare dire al ministro ellenico delle Finanze, Yanis Varoufakis, «che una parte dei Paesi era con noi e contro il testo scritto da Ue, Fmi e Bce». In effetti, soprattutto i tedeschi hanno contestato la mediazione della ex Troika: «Recessiva e distante dal punto di partenza». Lavori politici sospesi per meno di 48 ore, dunque. E spazio ai tecnici, per un tentativo che potrebbe essere l’ultimo.
E’ stato il capo dei ministri economici di Eurolandia, Jeroen Dijsselbloem, ad ammettere l’impasse, l’ennesima da che il 20 febbraio si è deciso di estendere al 30 giugno il piano di salvataggio greco coi suoi 7,2 miliardi che servono a Tsipras per pagare i debiti e non fallire. «Abbiamo deciso di esaminare l’ultima proposta greca, arrivata molto tardi», è la versione ufficiale offerta dall’olandese al summit dei leader riunito a Bruxelles. Fra la proposta greca e quella dei creditori «rimane un ampio divario su molti punti». In una testo scritto, successivamente, l’Eurogruppo ha sottolineato «di aver chiesto alla Grecia di accettare il piano delle istituzioni». Suona come un ultimatum.
Clima teso e scontro al vertice. Il premier Tsipras ha chiesto ai colleghi di «rispettare l’esito delle elezioni», che per lui significa non imporre nuovi sacrifici ai greci. Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, risultava avergli risposto «game over», solo per sentirsi dire «questo non è un gioco». Gli altri, con in testa Frau Merkel, hanno negato la possibilità di un vertice dell’Eurozona che sarebbe stato il secondo della settimana. «Sono questioni che spettano ai ministri», ha detto la cancelliera.
Così si studierà il dossier presentato dal premier Tsipras ieri mattina nel corso di un incontro con Bce (Draghi), Fmi (Lagarde), Commissione (Juncker) e Dijsselbloem (Eurogruppo) che non è stato ritenuto sufficiente dall’Eurogruppo. In nove pagine, fra le altre cose si migliora l’offerta sulle pensioni anticipando al 2022 l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, si conferma la riforma dell’Iva e l’introduzione di nuove tasse sulle imprese. Non abbastanza, dicono i creditori.
I realtà il nodo di fondo è il futuro e, soprattutto, il debito da oltre 300 miliardi che pesa su Atene. Tsipras vorrebbe una ristrutturazione che, in teoria, i partner sarebbe anche disposti a concedergli, però non subito. Su questo i tedeschi sono decisi. Si immagina un’estensione di sei mesi, piuttosto, con la dote maggiorata sino a 18 miliardi. I francesi la sostengono e anche Matteo Renzi sarebbe favorevole. Una fonte governativa italiana esprime l’impressione «che manchi fiducia fra le parti», perché i numeri «sono vicini», tuttavia «non si riesce a valutare se il governo prenderà le misure per attuarle». In effetti, il nodo è questo. «Un problema di volontà politica», insistono i greci a cui è difficile credere. Così mancano quattro giorni al giorno del giudizio, in cui scadrà il piano di salvataggio e Atene dovrà pagare il Fmi (1,6 miliardi), gli stipendi pubblici, le pensioni. Giorno di grazia. O di bancarotta incipiente.