giovedì 25 giugno 2015

La Stampa 25.6.15
Pechino punta un miliardo su Intesa
La banca centrale cinese al 2% del capitale di Ca’ de Sass. Ora nel mirino le Tlc
di Francesco Spini


Altro che Fondazioni. È la Cina il nuovo socio forte del capitalismo italiano. Perseguendo l’ormai consolidata politica del 2%, la People’s Bank of China, la banca centrale di Pechino, spunta anche nel capitale di Intesa Sanpaolo. Dove, per l’appunto, si palesa con un 2,005%. Stando ai valori dei titoli, cresciuti da inizio dell’anno del 40%, equivale a un investimento da oltre un miliardo di euro. E fa parte di quel programma che vedrà la Repubblica Popolare investire in giro per il mondo 500 miliardi di euro di qui al 2020, con l’idea di diversificare il più possibile il suo ricco portafoglio.
Investitori esteri al 56%
Dal gruppo bancario guidato dall’ad Carlo Messina la notizia viene accolta positivamente, perché se non altro - è la lettura che ne viene fatta - è un’ulteriore dimostrazione di interesse da parte degli investitori internazionali che, dall’avvento di Messina, sono passati dal 40 al 56% del capitale. Possibile che ad aver convinto i cinesi a un ingresso in Intesa, oltre alla progressione del titolo, sia stato anche quell’impegno, contenuto nel piano strategico, di elargire agli azionisti un monte dividendi da 10 miliardi in 4 anni.
Interessi incrociati
Ma alla base dell’investimento di Pechino c’è pure la consuetudine di Intesa con il mercato cinese, dove Ca’ de Sass arrivò con un ufficio di rappresentanza, primo tra gli istituti italiani, nel 1981. Nel 2005 con la Bank of China e Simest ha creato la Shanghai Sino-Italian Business Advisory Company per la consulenza alle imprese italiane in Cina. Di lì è stato un crescendo. Eurizon ha il 49% nella società di gestione Penghua Fund Management, senza contare che dal 2006 Intesa, in tema di private equity, insieme con la China Investment Bank e la Export-Import Bank partecipa al fondo Mandarin, specializzato in investimenti incrociati sull’asse Roma-Pechino. Il salto di qualità nel 2008 quando Ca’ de Sass - prima banca ad effettuare un investimento diretto - ha acquistato il 20% di Bank of Quingdao.
La discesa da Mediobanca
Il nuovo impegno in Intesa non è che l’ultimo tassello dell’impegno della «Banca del popolo» a Piazza Affari. L’ultima incursione risaliva a ottobre, quando Pechino era comparso in Mediobanca col solito 2%. Da alcuni mesi, però, la People’s Bank è scesa sotto tale quota, rendendosi di fatto «invisibile», se non proprio scomparsa da Piazzetta Cuccia. Resta invece in Eni, Saipem, Telecom, Generali, Enel, Terna e Prysmian, per citare le principali. Ma l’impegno cinese è fortissimo anche sul fronte industriale. È recente l’operazione con cui ChemChina prenderà il controllo di Pirelli. L’elenco di operazioni che han visto aziende cinese puntare sull’Italia sarebbe lunghissimo. Le prossime? Per esempio c’è è Zte che, secondo indiscrezioni, vuole conquistare la Sirti, marchio storico della tecnologia per le telecomunicazioni.