La Stampa 22.6.15
Il Papa sfida i ragazzi: “Siate casti”
E li invita ad andare controcorrente
Cita Frassati: “Vivete, non vivacchiate”. Poi attacca chi predica pace e fabbrica armi
di Andrea Rossi
Apre e chiude citando il beato Frassati: perché era torinese, perché era giovane e perché per mettersi al servizio dei poveri si ammalò e morì a 23 anni. «Vivete, non vivacchiate». Mica facile dirlo a questa platea di ragazzi che rischia di essere considerata «scarto» da una società che al centro ha «messo il dio denaro» ed elimina «tutto ciò che non ha un’utilità economica»: i bambini che non si fanno più, o si uccidono prima di nascere (e qui c’è un passaggio breve ma penetrante sull’aborto), i vecchi che vengono messi in un cantuccio, lasciati in una sorta di eutanasia stagnante, e ora i giovani, senza lavoro, costretti a sopportare questa tremenda «vergogna» che spinge molti di loro ai margini.
Ecco il rischio che corriamo: essere una società vecchia, ma ancor di più una società in cui la spinta propulsiva paradossalmente è confinata ai più anziani, perché gli altri hanno perso la voglia di lottare. Papa Francesco chiede a questa generazione di riscoprisi movimentista, uscire dalle case, dalle università e mescolarsi nel mondo, mettersi al servizio del cambiamento, dedicarsi a chi è rimasto indietro. Viaggiare controcorrente, capovolgere il mainstream, stupire, rovesciare il sistema. «È brutto vedere un giovane fermo, che vive come un vegetale. La sua è una vita immobile. Mi fanno tanta tristezza i ragazzi che vanno in pensione a vent’anni. Sono invecchiati presto».
Come trovare fiducia nell’amore, come risollevarsi se schiacciati dalle difficoltà e trovare la forza di lottare?, gli chiedono tre ragazzi La chiave è una sola: viaggiare controvento. Anche a costo di rendersi impopolari. Bergoglio, padre, fratello maggiore, prova a dare l’esempio. Si rende impopolare: sa che dire davanti a 40 mila ragazzi che la castità è un valore da perseguire con determinazione, incuranti dei modelli dominanti, potrebbe essere come predicare nel deserto. «Ma io voglio dire una parola impopolare. Anche il Papa ogni tanto deve rischiare. E senza voler fare il moralista vi dico che l’amore è molto rispettoso delle persone, non le usa. È casto. In questo mondo edonista dove ha pubblicità solo il piacere, passarsela bene, io vi dico di essere casti». Forse vedendo sventolare le bandiere della sua Argentina, del Perù, della Colombia, riemerge il ricordo delle serate sudamericane: «L’amore non è quello delle telenovelas».
L’amore è fiducia, anche. Ma di chi possiamo fidarci?, vogliono sapere i ragazzi. «Chi si fida solo degli uomini ha perso», sorride il Papa. Non parliamo delle classi dirigenti. «Ci sono imprenditori che si dicono cristiani e fabbricano armi. Ci sono governanti ipocriti, che parlano di pace, e poi fabbricano armi e le vendono a chi è in guerra». La doppia faccia - dice Francesco - «è la doppia moneta corrente di oggi: dire una cosa e farne un’altra». Doppiezza dopo doppiezza, siamo piombati nella «terza guerra mondiale a pezzi: si combatte in Europa, Africa, Medioriente».
C’è un mondo che sostiene di venderci diamanti e invece ci rifila del vetro, riflette Bergoglio. Non esiste altra soluzione che remare controcorrente, come i santi dell’800: «Vivere la realtà per cambiarla». Come Piergiorgio Frassati: non vivacchiare ma vivere.