martedì 16 giugno 2015

La Stampa 16.6.15
In Vaticano il primo processo a un vescovo per pedofilia
A giudizio il polacco Wesolowski: il Tribunale sarà composto da laici
di Andrea Tornielli


Per la prima volta un arcivescovo viene rinviato a giudizio nello Stato della Città del Vaticano e sottoposto ad un processo penale per pedofilia e detenzione di materiale pedo-pornografico: sarò giudicato da un tribunale composto da laici. È l’ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, il polacco Jozef Wesolowski.
L’ex presule, già dimesso dallo stato clericale con una sentenza canonica della congregazione per la Dottrina della fede (contro la quale ha presentato appello), che si trova «agli arresti domiciliari» in Vaticano per decisione di Papa Francesco. Al suo caso è stata applicata la nuova normativa varata da Bergoglio. La prima udienza del processo è prevista l’11 luglio prossimo e non è esclusa la possibilità di fare rogatorie a Santo Domingo.
Il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Dalla Torre, con decreto del 6 giugno scorso, si legge nel comunicato diffuso ieri, «ha disposto, in accoglimento della richiesta avanzata dall’Ufficio del Promotore di Giustizia, il rinvio a giudizio dell’ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, Jozef Wesołowski». All’arcivescovo vengono contestati «taluni reati commessi sia durante il suo soggiorno a Roma dall’agosto 2013 sino al momento del suo arresto (avvenuto il 22 settembre 2014), sia nel periodo trascorso nella Repubblica Dominicana, nei cinque anni in cui ha ricoperto l’ufficio di Nunzio Apostolico».
Monsignor Wesołowski era stato coinvolto dalla magistratura dominicana in un’inchiesta su abusi sessuali su minori, commessi nella spiaggia di Santo Domingo. Inoltre al prelato i gendarmi vaticani avevano sequestrato un computer contenente materiale pedopornografico, un reato introdotto dalla legge n. VIII del 2013 firmata da Papa Francesco.
«L’insieme delle gravi accuse - si legge ancora nella nota - dovrà passare al vaglio dell’organo giudicante, che potrà disporre, per il definitivo accertamento dei fatti, sia di perizie tecniche sugli apparati informatici utilizzati dall’imputato, sia eventualmente di forme di cooperazione giudiziale internazionale per la valutazione delle prove testimoniali provenienti dalle competenti autorità di Santo Domingo». Possibile, dunque, come ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che il Vaticano chieda rogatorie alla Repubblica dominicana.
È probabile che la prima udienza sia pubblica, ma che le successive avvengano a porte chiuse, ha precisato padre Lombardi. Il processo si svolgerà ad ogni modo nella stessa aula del tribunale dov’è stato processo il maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, protagonista di Vatileaks. Dopo le sue dimissioni, Wesołowski non ha più l’immunità diplomatica.