martedì 2 giugno 2015

Il Sole Domenica 29.3.15
Lo stile gesuita
Ecco chi ha ispirato Bergoglio
di Giovanni Santambrogio


Chi legge un testo sui gesuiti si pone oggi domande nuove. Al tradizionale interesse per un ordine battagliero e controverso, dalla storia contrastata – fu soppresso da Papa Clemente XIV nel 1773 e riammesso nel 1814 da Pio VII – e non priva di misteri con veri o fantasiosi complotti, si aggiunge ora la curiosità di capire Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa gesuita da due anni al governo della Chiesa. Che indicazioni offre la storia della Compagnia di Gesù, fondata nel 1540 dal basco Ignazio di Loyola, per comprendere la personalità di Francesco, il suo stile pastorale nonché la sua impostazione spirituale? Dal saggio di Claudio Ferlan, appena edito da il Mulino, si ricavano utili informazioni che possono diventare chiavi di lettura dei comportamenti di Bergoglio. Il libro – frutto di un approfondito lavoro di scavo nella ricca documentazione disponibile – mette in evidenza con piacevolezza narrativa la personalità di Loyola e dei suoi fedelissimi tra i quali Pierre Favre e Francesco Saverio; racconta l’avventura dell’ordine presto divenuto un valido aiuto per il Papato. Il testo di sant’Ignazio, gli Esercizi spirituali stampato nel 1548, accompagna da sempre l’essere gesuita, ne è il fondamento della vocazione e la fonte di formazione continua.
Jeronimo Nadal, uno dei primi seguaci riassume in un enunciato lo stile del gesuita: «Agire con il cuore, con lo spirito e con la pratica». Il volume di Ferlan, diviso in sei sezioni, mette in luce tre grandi stagioni della Compagnia: la fondazione, la rinascita (1814), l’identità rinnovata (1945-2013). Nella prima e nella terza si rintracciano le fonti ispiratrici del pensiero e della personalità di Bergoglio. Come non vedere nelle scelte del giovane Ignazio – il vivere d’elemosina, la pratica della misericordia corporale, la catechesi di strada – l’insistente richiamo di Francesco alle periferie, alla condivisione con chi soffre, all’equità, alla condanna del denaro come mezzo di potere? La stessa proclamazione dell’anno giubilare straordinario, con a tema la misericordia, ricorda gli ideali ignaziani e la spinta missionaria che subito caratterizzarono l’ordine. Francesco Saverio diventerà il testimone dell’apertura al mondo e della evangelizzazione oltre i confini della vecchia Europa: opererà in India, si spingerà fino alle Molucche e al Giappone, morirà con il desiderio irrealizzato di sbarcare in Cina che sarà invece teatro dell’apostolato di Matteo Ricci alla fine del Cinquecento.
Nella stagione della “Terza Compagnia”, quella che inizia con il Vaticano II e vede l’elezione a generale di Pedro Arrupe, figura complessa e discussa, prende avvio una sensibile trasformazione dell’identità dell’ordine ignaziano che pone al centro il rinnovamento delle strutture interne, la formazione culturale dei giovani, la vita spirituale. Bergoglio vive questo tempo nel luogo più esposto della Compagnia, l’America Latina della teologia della liberazione, mantenendo vivi gli ideali ignaziani rispetto alle derive politiche e alla militanza d’ispirazione marxista. La sua elezione, a sorpresa per gli stessi gesuiti, apre un nuovo e imprevedibile capitolo tutto da scoprire.

Claudio Ferlan, I gesuiti , il Mulino, Bologna, pagg. 194, euro 13,00