mercoledì 17 giugno 2015

Il Sole 17.6.15
In Germania il doppio dei rifugiati dell’Italia
I flussi in Ue. Nel 2014 Berlino ne ha riconosciuti 40mila, Roma 20mila
Tra i primi 10 anche Svezia (30mila) e Francia (14mila)
di Marco Ludovico


ROMA Lo scenario europeo dei flussi di rifugiati racconta un’Europa un po’ meno disattenta all’immigrazione di come invece appare. Non ci sono dubbi sul fatto che l’onere dell’accoglienza al primo sbarco sulla terraferma, dopo il viaggio della disperazione attraverso il Mediterraneo, spetta all’Italia, soprattutto, e alla Grecia. La Spagna, da questo punto di vista, si è attrezzata per ridurre al minimo il fenomeno analogo proveniente dal Marocco. Al 16 giugno di quest’anno gli sbarchi sulle coste italiane sono stati 58.659, contro i 57.628 dello stesso periodo 2014. La preoccupazione non sta tanto nei mille in più del 2014 ma nella tendenza all’aumento, di solito sempre concentrata nella stagione estiva. L’onere dell’accoglienza - in prima linea il ministero dell’Interno e in particolare il dipartimento libertà civili, guidato dal prefetto Mario Morcone - è dunque in capo al nostro Paese compresi i rischi nelle operazioni di soccorso, più o meno condivisi con il resto della squadra navale internazionale messa in piedi dall’Unione. La diatriba in atto tra Italia, Francia e Germania per un nuovo piano immigrazione deve fare i conti, invece, con una prospettiva più allargata. Parigi e Bonn, ma non solo, hanno dalla loro la ragione dei numeri, benchè non possa essere l’unica logica imperante davanti a una tragedia umanitaria. Di certo, però, a quardare le statistiche 2014 di Bruxelles, il flusso degli immigrati che richiedono l’asilo o la protezione internazionale si distribuiscono tra più stati. Certo, l’anno scorso le richieste in Italia non state poche: 64.625. Ma un numero analogo l’ha dovuto gestire la Francia (si veda la tabella a fianco) e quasi il doppio è finito alle commissioni insediate in Svezia, da sempre terra di destinazione ambita. Colpisce, soprattutto, la cifra in capo alla Germania, quasi 203mila istanze. Anche a vedere gli esiti finali delle decisioni si conferma la prima impressione. Così la Svezia riconosce lo status a circa 30mila richiedenti, la Francia 14mila, l’Olanda oltre 12mila e l’Italia poco più di 20mila, ma la Germania ne ha riconosciuti il doppio di Roma. Diversi anche gli atteggiamenti delle commissioni: a Bonn sono state rifiutate oltre 56mila istanze, a Parigi più di 53mila (i tre quarti di quelle presentate), a Roma 14mila600, in Svezia quasi 10mila. La difficoltà su questo fronte dell’Italia, in particolare, è concentrata sui tempi ancora lenti delle decisioni delle commissioni che devono valutare le istanze per il riconoscimento dello status di asilo politico o di rifugiato. Le attese possono durare fino a un anno e oltre. In questo periodo è scontato che il migrante ha diritto all’ospitalità, di solito viene alloggiato proprio in un Cara (centri di accoglienza rchiedenti asilo). E i centri di questo genere sono ormai pieni. Tanto che le procedure di snellimento e razionalizzazione dei tempi delle istanze, allo studio del ministero guidato da Angelino Alfano, diventano a questo punto preziose: servono a liberare posti per i nuovi arrivi, non c’è più un minuto da perdere. Senza trascurare un altro fatto: il destino dei migranti che non ottengono il riconoscimento e che spesso non sono rimpatriati o quantomeno restano espulsi soltanto sulla carta. Del resto un altro fenomeno messo in evidenza di recente (si veda IlSole24ore del 15 aprile) è quello dei cosiddetti “dublinati”: sono i richiedenti asilo giunti in altri stati d’Europa dall’Italia, dove erano sbarcati, che gli stessi stati chiedono di riportare sul nostro territorio in base al trattato di Dublino. Nel 2013 abbiamo dovuto riprendere, per così dire, oltre 15mila migranti, come ha calcolato la fondazione Leone Moressa. I dati 2014 non sono ancora tutti disponibili ma le stime della fondazione Moressa parlano, per la sola Germania, di circa 9mila persone che potrebbero rientrare sul nostro territorio. Anche a osservare i numeri della disoccupazione - nazionale e straniera - c’è grande divario tra l’Italia e altri Stati. Il tasso totale del nostro Paese è del 12,9%, quello degli stranieri del 17,5%; ma in Francia la forbice è tra 9,9% (nazionale) e 24,8% (stranieri) per non parlare della Svezia: 8,1% contro il 29,2%. Anomalie e squilibri dei numeri in campo che raccontano un’altra realtà e spiegano, ammesso che ce ne fosse bisogno, i motivi dell’irrigidirsi delle posizioni davanti alle decisioni finali di Bruxelles a fine mese sull’immigrazione.