il Fatto 9.6.15
Salvini, i migranti e l’isola che non c’è
di Antonio Padellaro
Con gli immigrati, facciamo come l’Australia che li trattiene su un’isola”: ogni volta (sempre) che in tv Matteo Salvini tira fuori l’isola dal cilindro le masse all’ascolto plaudono ipnotizzate: se lo fa la civilissima Australia perché noi no? Ma certo, dal 2013 il governo del conservatore Tony Abbott con l’operazione “Sovereign Borders” respinge o deporta in altri paesi tutti i migranti che arrivano illegalmente via mare. Per i controlli esistono centri di detenzione temporanea nelle isole di Horn, Christmas, oppure nella città di Darwin. Semplice no? Mica tanto a giudicare dai numeri. Prima dell’operazione, il record storico di arrivi irregolari sul continente era di 20mila persone l’anno mentre nel 2014 in Italia si è toccata quota 170mila, cifra che nel 2015 si prevede crescerà ancora. E poi, i soldi: almeno 300 milioni di euro secondo il governo australiano quando Triton di milioni ne costa 36 e per Mare Nostrum furono 108, troppi si disse. Così come Abbott ha sottoscritto accordi con Indonesia, Sri Lanka e gli altri paesi vicini, il governo Renzi dovrebbe ottenere che i due governi libici rivali (senza contare l’Isis) accogliessero gli immigrati respinti, collaborassero alle nostre azioni di polizia e accettassero la costruzione di centri di identificazione. E se no, l’isola la trova Salvini. Lampedusa? Il Giglio? Ponza? Il felpato Matteo può farsi aiutare da Edoardo Bennato: Seconda stella a destra/questo è il cammino e poi dritto fino al mattino/ poi la strada la trovi da te/ porta all’isola che non c’è.