giovedì 4 giugno 2015

Corriere 4.6.15
Coalizioni «tradizionali» alla pari. Ma tanti elettori non votano il partito
Nel 9% delle schede l’elettore indica soltanto il candidato governatore


Come molti commentatori avveduti hanno avuto occasione di dire in questi giorni, il voto regionale è stato un voto, appunto, locale, caratterizzato da dinamiche che ci pare assolutamente indebito proiettare a livello nazionale.
La correlazione dei risultati dei partiti alle Regionali con quelli delle precedenti Europee o Politiche è inopportuna per molti ordini di ragioni. Il primo e più evidente è che il voto regionale prevede la presenza di candidati oltre che di partiti. E che i candidati attraggono, lo vedremo tra un attimo, una quantità importante di voto esclusivo, che cioè non si riversa sui partiti. Ancora, il voto per i candidati è in qualche misura indipendente dal voto politico. Non è azzardato supporre, ad esempio, che per Zaia abbiano votato elettori di area renziana o per Emiliano elettori di area centrodestra, premiandone le capacità amministrative.
Le logiche quindi che governano il comportamento degli elettori nelle diverse consultazioni sono sensibilmente diverse e, appunto, è meglio essere molto cauti nei confronti. Ancora, va tenuto conto delle diverse affluenze.
Alle elezioni europee, abbiamo già avuto occasione di dirlo, il successo riscosso dal Pd è molto correlato alla scarsa affluenza. L’astensione ha colpito maggiormente il centrodestra. E a proposito di affluenze va ribadito che alle elezioni regionali molti elettori hanno espresso il proprio voto solo per i candidati, senza esprimersi sui partiti. Sul totale dei voti validi espressi il 9% degli elettori ha votato solo per il candidato, esattamente come è successo nel 2010. Se consideriamo questo dato otteniamo che complessivamente stiamo facendo analisi su circa il 45% degli aventi diritto. E addirittura in Liguria, siamo al di sotto del 40%.
Diventa davvero difficile dire chi vince e chi perde in un quadro di questo genere. Lo stesso vale, a nostro parere, per l’enfasi posta sul tripolarismo a partire dal voto alla lista del Movimento 5 Stelle. Vero, questa formazione si colloca al secondo posto. Ma se guardiamo al voto per i candidati le cose cambiano
Se sommassimo al centrodestra i voti di area (Schittulli e Tosi, Lega e FdI) e altrettanto facessimo per il centrosinistra, sommando i voti delle liste di sinistra, avremmo due schieramenti assolutamente prevalenti ed equilibrati: il centrodestra al 41% e il centrosinistra al 40,4%. Tutto starà nell’offerta delle prossime elezioni politiche. Se si formeranno partiti coalizionali il panorama cambierà profondamente.
Che ci sia stata una difficoltà del PD è fuori dubbio. Innanzitutto si è però trattato di un problema nel rapporto con il territorio: le due candidate di Veneto e Liguria ne hanno pagato le conseguenze. Che la Lega abbia ottenuto ottimi successi è altrettanto fuori dubbio. Ma, per stare al Veneto, è davvero difficile attribuire alla Lega, come alcuni hanno fatto, i voti della lista Zaia. Allo stesso modo risulta arbitrario attribuire al principale partito i voti di liste civiche collegate al candidato. Insomma, occhio ai numeri e ai contesti. Il rischio è di trarre lezioni sbagliate. Istituto Ipsos