giovedì 11 giugno 2015

Corriere 11.6.15
Richiesta d’arresto per Azzolini. Ncd fa quadrato: no alle dimissioni
È accusato per il crac di una congregazione religiosa che gestisce cliniche private
di Fiorenza Sarzanini


ROMA L’accusa è di aver «preso illecitamente il potere» della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza e aver poi abusato del suo ruolo di presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama per far varare norme che agevolassero l’ente ecclesiastico. E di aver messo in piedi «un carrozzone asservito ai suoi interessi personali» facendo assumere persone nelle cliniche private e dirottando i fondi su conti aperti presso lo Ior, con la complicità di funzionari e di due suore che adesso sono agli arresti. Contestazioni gravissime che costano al senatore del Nuovo centrodestra Antonio Azzollini la richiesta di cattura del giudice di Trani per una bancarotta da oltre 500 milioni di euro scoperta dalla Guardia di Finanza e fanno fibrillare l’intero governo. Perché il provvedimento arriva dopo il coinvolgimento del sottosegretario Giuseppe Castiglione, anche lui ncd, nell’inchiesta sulla gestione del Cara di Mineo e quindi incide sugli equilibri interni alla maggioranza che sostiene il governo. La parola passa adesso alla giunta, il partito fa quadrato, avvisa che «non sarà un nuovo “caso Lupi”». La posizione è netta: «Non molleremo la Commissione».
«L’esproprio»
L’indagine si riferisce a quanto avvenne nel 2010 quando, scrive il giudice, «ci fu un vero e proprio “esproprio” del potere decisionale all’interno della Congregazione, avvenuto a ttraverso una sorta di “occupazione” operata dal senatore Azzollini che impose la presenza nell’Ente del suo entourage con Angelo Belsito divenuto “braccio operativo” e Rocco Di Terlizzi “supervisore tecnico” dell’attività amministrativo-contabile». Le condizioni imposte dal senatore, secondo l’accusa, sono chiare: «Il nuovo assetto societario era stato imposto quale contropartita all’impegno legislativo assunto negli anni dal noto parlamentare». La Congregazione era infatti «debitrice nei confronti dell’erario, dell’Inps e dell’Inail di un importo di oltre 300 milioni». Sono stati i funzionari a raccontare che il parlamentare «si doveva impegnare a rateizzare, attraverso i decreti legislativi, l’intero importo per evitare che la Casa chiudesse da un momento all’altro». Ed effettivamente risulta approvata una norma «di proroga della sospensione degli oneri fiscali e previdenziali di cui aveva goduto a far tempo dalla legge finanziaria per il 2005». Non solo, il senatore avrebbe fatto assumere dipendenti, amanti dei suoi amici, concesso svariate consulenze da migliaia di euro.
«La minaccia»
Nella Congregazione, almeno a leggere i verbali dei dipendenti, Azzollini la faceva da padrone. Scrive il giudice: «L’indagato interviene in modo massiccio sulla gestione dell’ente, orientandone le decisioni e rivestendo il ruolo di capo indiscusso ed indiscutibile dell’associazione a delinquere che imperversa sulla Congregazione da almeno cinque anni: i suoi bracci operativi lo informano previamente di tutte le questioni di maggiore importanza per la vita dell’ente». Uno dei dipendenti racconta di averlo sentito minacciare le suore durante una riunione: «Qui comando io, se non va bene vi p... in bocca». Tutto voleva controllare Azzollini, anche la nomina del commissario straordinario avvenuta nel dicembre 2013.
Il commissario
Ma la «manovra» non riesce e alla fine prevale il candidato di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera per il Pd. Il 9 gennaio 2014 Giuseppe Profiti, delegato vicario del commissario apostolico, riferisce al collaboratore Mauro Pantaleo «del colloquio avuto con il commissario episcopale, monsignor Luigi Martella. Dalle parole del Vescovo riportate dal Profiti emerge chiaramente che Cozzoli era persona vicina a Boccia con cui tuttavia occorreva mantenere “buoni uffici”».
I conti Ior
Un aiuto prezioso all’indagine è arrivato con la rogatoria autorizzata dal Vaticano che il 7 aprile 2014 ha fornito «l’elenco dei conti intestati alla Congregazione (in franchi svizzeri, dollari canadesi, dollari Usa, marchi tedeschi e lire italiane, oltre che in euro), compresi quelli vincolati e per deposito titoli, nell’ambito del rapporto aperto da tre suore, compresa l’economa della Congregazione». La relazione «conferma che, negli anni, è stato attuato «un progressivo occultamento» delle risorse della Congregazione trasferendole su rapporti bancari e conti intestati formalmente alla Casa di Procura, ma in realtà riferibili alla Congregazione». Da qui l’accusa di bancarotta a senatore e collaboratori.