mercoledì 27 maggio 2015

Repubblica 27.5.15
“Basta leader risolleviamoci ma da soli”
Intervista a Jacques Attali che con il nuovo saggio invita a riscoprire la responsabilità individuale
“La crisi economica ha provocato un’attesa sproporzionata nei confronti della politica” “Un paese non sopravvive se non ispira nei suoi abitanti il desiderio di autonomia”
di Anais Ginori


PARIGI «IL mondo è pericoloso e lo sarà sempre di più». Nel preambolo al nuovo saggio, Jacques Attali profetizza una “somalizzazione” del mondo, con Stati in fase di smantellamento a causa del debito, di burocrazie sclerotizzate e di leader senza coraggio. «Imprese e nazioni, mercato e democrazia – scrive Attali – arretreranno progressivamente davanti al dissenso, alle spinte secessionistiche, all’iniziativa di gruppi militari e terroristici». Uno scenario di anarchia, continua l’intellettuale francese, nel quale non resterebbe che scegliere tra rassegnazione e ribellione.
L’alternativa esiste ed è sintetizzata nel sorprendente invito – Scegli la tua vita! – che Attali lancia ai suoi numerosi lettori che hanno imparato ad apprezzare la sua opera eclettica, dai saggi di macroeconomia ai romanzi d’amore. Un libro-manifesto (Ponte alle Grazie, traduzione di Manuela Maddamma) per una nuova emancipazione che, forse non a caso, è stato pubblicato in uno dei paesi più assistenzialisti del mondo, dove la spesa pubblica supera il 56% del Pil. Dopo aver consigliato tanti presidenti, da François Mitterrand a Nicolas Sarkozy, con Scegli la tua vita! Attali ha deciso di rivolgersi ai cittadini, deluso da leader che anziché governare, temporeggiano. «Sono stufo di ripetere che è urgente una governance del mondo, che bisogna adottare misure urgenti per ritrovare una crescita più equa edi lunga durata» scrive ancora l’intellettuale francese, 71 anni, che oltre a una frenetica attività editoriale, spazia dall’interesse umanitario, con la sua Ong Planet Finance, alla direzione di orchestre sinfoniche.
Un saggio sorprendente: com’è nata l’idea?
«Sono partito da una constatazione. La crisi economica ha provocato un atteggiamento di attesa sproporzionata nei confronti della politica e dello Stato, mentre scarseggia lo spirito di iniziativa e responsabilità individuale. All’inizio il mio invito quasi provocatorio era: “Arrangiatevi!”. Ovvero non delegate più ad altri quello che potete fare da soli. Poi ho voluto approfondire, mostrando come sia possibile e necessario non rimanere passivi rispetto al destino, e così ho coniato l’espressione: diventare sé stessi, che ha dato il titolo all’edizione francese».
È un ampio programma, su cui s’interrogano intellettuali da secoli. Cosa aggiunge il suo libro?
«La grande rivendicazione dei tempi passati è stata la conquista della libertà. Nella società di oggi, dobbiamo inseguire un traguardo successivo: utilizzare appieno questa libertà. Pascal proponeva di scommettere sull’esistenza di Dio anche senza prove e rivelazioni. Propongo di fare un azzardo simile, ma sulla nostra vita: credere in se stessi, senza aspettare l’aiuto degli altri. È quella che definisco “democrazia potenziale”, che permette a tutti i cittadini di esprimere il proprio potenziale. Si tratta di una tappa ulteriore rispetto alla vasta letteratura sull’emancipazione che già conosciamo».
Lei è stato a lungo nel cuore del potere, e ancora sussurra all’orecchio di tanti leader.
Non crede più alla politica?
«La principale preoccupazione dei politici è gestire il presente, procrastinando decisioni di lungo termine, temporeggiando come re oziosi mentre i paesi scivolano in un declino che potrebbe diventare mortale. Stati e imprese non hanno più prospettive di crescita, vivono a credito sulle spalle di generazioni passate e future. Nel vuoto lasciato dagli Usa e dalle istituzioni internazionali, si afferma l’egemonia delle imprese. Agli Stati rimarranno poche prerogative: fissare la lingua, omologare i diplomi, autorizzare medicinali, fissare le regole, amministrare eserciti».
La riposta non può essere un maggiore impegno politico per cambiare e rafforzare le istituzioni democratiche?
«Non è sufficiente. Nell’attuale situazione non si può reagire solo aspettando una soluzione dalle istituzioni, elemosinando ormai poche briciole, come fanno quelli che chiamo i “rassegnati-reclamanti”. Non ci si può più limitare a indignarsi o a proferire vaghe denunce. È questa deriva che porta alcuni elettori a ripiegarsi su un totalitarismo paternalista e xenofobo, mentre la viltà degli uomini politici impedisce di attuare riforme impopolari, ma necessarie. La risposta al sentimento di delusione, impotenza rispetto alla politica, è la ricerca del potere personale. Scegli la tua vita! non è l’ennesimo manuale di resilienza che propone consigli per sopravvivere alla crisi. Attraverso alcune tappe, spiego com’è possibile affrancarsi da determinismi».
Ha scritto un’ode all’individualismo?
«Scegliere la propria vita non significa essere egoista, anzi passa attraverso il rapporto con gli altri. Inoltre, se tutti i cittadini combattessero per realizzare se stessi, anche la società andrebbe meglio. Può sembrare un’ambizione personale, ma in realtà c’è un vantaggio collettivo. Un paese non può sopravvivere se non ispira nei suoi abitanti il desiderio di autonomia. La libertà non è solo votare, consumare, e non si limita nemmeno al diritto di manifestare o alla libera espressione. Dobbiamo conquistare il diritto a essere noi stessi. I “rassegnati-reclamanti” sono gli schiavi del passato. C’è stato un progresso nell’emancipazione ma non è sufficiente ».
Perché fa un parallelo storico con il Rinascimento?
«All’epoca c’erano guerre di religione, epidemie, intolleranza e miseria. Eppure, proprio in un momento così buio, c’è stato un risveglio delle idee, di scoperte scientifiche, di liberazione dalle potenze feudali, cominciato in Lombardia, in Veneto, nelle Fiandre. Siamo in un periodo storico che assomiglia al Rinascimento. Non esiste più una potenza dominante, l’esplosione delle conoscenze e delle nuove tecnologie, l’aspirazione alla democrazia di nuovi popoli crea molte opportunità, con una profonda rimessa in discussione di abitudini e convinzioni. Nonostante la mia diagnosi sia preoccupante, non sono pessimista. Penso davvero che un nuovo Rinascimento sia possibile».
E lei, ha scelto la sua vita?
«È una scelta che si rinnova continuamente. Ho fatto politica, sono scrittore, guido un’istituzione internazionale, mi capita spesso di dirigere orchestre sinfoniche nel mondo. Dal momento che non sono sicuro di essere reincarnato, mi sembra legittimo provare a vivere sette vite in una sola esistenza ».
Una ricerca personale che continua?
«Si rinnova quotidianamente, anche attraverso la meditazione, che mi permette di liberarmi dallo sguardo degli altri per capire le mie profonde aspirazioni. In ogni istante, mi interrogo su come posso rendermi utile. Nel mio caso scegliere la vita significa sentirmi utile».
IL LIBRO Scegli la tua vita! di Jacques Attali (Ponte alle Grazie pagg. 176, euro 13)