venerdì 22 maggio 2015

Repubblica 22.5.15
Il sottosegretario Faraone
“Per aiutare quei bimbi servono studi specialistici non si può improvvisare”
di Corrado Zunino


ROMA «Finalmente si parla di inclusione scolastica, finalmente un appassionato e serio dibattito pubblico su una questione figlia di un dio minore. Via l’ipocrisia, anche su questi temi».
Sottosegretario Faraone, anche qui, però, dovete subire contestazione: rischiate di trasformare insegnanti in pseudo-medici o badanti senza conoscenza delle discipline di curriculum.
«Nessuna iperspecializzazione, solo competenze didattiche ed educative mirate che servono all’alunno e alla sua inclusione. Dobbiamo garantire agli studenti disabili una reale inclusione, consentire che le potenzialità di ciascuno siano utilizzate per dare a ognuno la possibilità di crescere, studiare, lavorare. La legge delega dell’articolo 23 è stata scritta insieme alle maggiori associazioni di disabilità. Sarà rivoluzionaria».
Un paese all’avanguardia rischia di tornare alle classi speciali?
«Manco per idea. Andiamo verso una maggiore competenza: chi sceglie la strada del sostegno lo dovrà fare perché sente un’attitudine. Le sue maggiori conoscenze consentiranno di personalizzare i percorsi e garantire risultati mirati».
Oggi, invece?
«Oggi può succedere che un insegnante si dedichi al sostegno solo perché non ha trovato un ruolo nella sua disciplina originaria: prende un po’ di punteggio. Non si può decidere di fare questo lavoro per salire in graduatoria».
Spieghi meglio.
«Abbiamo un grande patrimonio, bravi docenti, ma non funziona il fatto che la formazione e, in qualche caso, anche la cultura dei professori in servizio, considerino inclusione solo l’inserimento degli alunni disabili in classe. Se a un docente curricolare spetta solo l’inserimento può delegare il docente di sostegno ad occuparsi dello studente disabile e se lo specialista, poi, non è presente in tutte le ore il titolare può lamentarsi di non poter svolgere il programma perché Chiara disturba».
Oggi, spesso, il problema è questo: gli altri genitori si lamentano che Chiara disturba e rallenta l’apprendimento della classe.
«Il sostegno dovrà essere alla classe più che al singolo alunno disabile. Possiamo insegnare ai compagni a relazionarsi con un alunno sordo o autistico».
La malaburocrazia fa soffrire molto studenti in difficoltà e famiglie.
«Basta ritardi e approssimazioni. I presidi conoscono a inizio anno il numero e le patologie dei ragazzi disabili, si possono formare subito i docenti di cui la scuola ha bisogno. Li assumeremo e saranno in buona parte stabili sui posti. La legge è ancora da presentare, ci si può lavorare, ma non basta che i disabili siano nelle classi. E non ci accontentiamo della casualità degli incontri tra alunni e docenti eccezionali».