La Stampa 27.5.15
“La Grecia è più grande di Lehman
Se fa bancarotta è peggio per tutti”
Dimitrios Papadimoulis, il braccio destro di Tsipras:
“Vogliamo una soluzione come la Merkel, che però non s’intende con Schaeuble”
di Marco Zatterin
Dimitrios Papadimoulis comincia raccontando che proprio lunedì «Alexis Tsipras ha convocato il suo intero staff economico, da Dragosakis a Varoufakis passando per gli sherpa». È stata una riunione importante, assicura il vicepresidente dell’Europarlamento, voce europea di Syriza e uomo di fiducia del premier. Il quale, sostiene il sessantenne ateniese, «ha dato disposizione ai tecnocrati di lavorare giorno e notte per minimizzare le distanze con “le istituzioni” e trovare le misure che servono per chiudere un accordo in fretta, nell’interesse comune». Questo, promette, «è quello che intendiamo fare».
Ci sono però fonti di Syriza che continuano a sottolineare che il crac è vicino. Altro che negoziato costruttivo...
«Non era un ricatto, ma il riconoscimento d’una situazione di fatto. A fine giugno la Grecia non potrà pagare i debiti e, al contempo, le spese di gestione dello Stato. Così dobbiamo costruire una soluzione buona per tutti. Noi siamo pronti».
Davvero?
«Tsipras è determinato. Ha contatti continui dentro e fuori la Grecia. Vuole un’intesa equilibrata».
Significa che un vostro addio all’euro non è un’opzione?
«Esatto. Il vero problema dell’Europa, in questa fase, non è “Grexit” ma “Brexit”. L’uscita del Regno Unito».
I negoziati coi creditori del Brussels Group (Ue, Fmi, Bce) sono ripartiti. Come va?
«Ora la distanza fra noi è minore. Vogliamo una soluzione, come Juncker e Hollande, come la Merkel che però non s’intende col ministro Schaeuble. La cancelliera vuole trattare anche sulla base di un programma più duraturo, proprio come noi chiediamo. Non un’intesa per poche settimane, ma per molti anni».
Va bene. Ma quando?
«Giovedì (domani per chi legge, ndr) contiamo che l’Euro Working Group che rappresenta i governi prenda il dossier dal creditori Brussels Group. Poi ci sarà un Eurogruppo, a stretto giro. Non vedo ancora la fumata bianca, ma il clima è d’urgenza».
Un esempio?
«Tsipras ha sentito al telefono il segretario di stato all’Economia Jacob Lew. Gli Usa hanno influenza sul Fondo monetario internazionale. Capiscono l’esigenza che abbiamo di riformare il mercato del lavoro e ripensare la previdenza. E anche che non si può fare un pochi giorni».
A Bruxelles dicono che siete voi a non essere chiari.
«Bisognerebbe finirla con gioco del biasimarsi a vicenda».
C’è chi ha l’impressione che minacciate l’Europa col vostro possibile fallimento.
«Noi siamo stati flessibili. Ci aspettiamo che succeda anche dall’altra parte. E’ vero che abbiamo un problema di liquidità. Però anche che i sondaggi danno il consenso per Tsipras al 77%. Bisogna riconoscere che è l’unico che può cambiare il Paese».
Sembra una pressione, questa.
«La Grecia è più grande della Lehman Bros. Gli effetti sarebbero gravi per tutti. Noi ne siamo consapevoli e per questo vogliamo un’intesa buona per tutti. Pagheremo tutto il possibile».
Non è un ricatto?
«No. Per nulla».