giovedì 21 maggio 2015

La Stampa 21.5.15
In mostra a Napoli e Pompei
i calchi restaurati delle vittime del 79 d.C.


La famiglia della Casa del Bracciale d’Oro, la mamma che muore insieme con il piccolino seduto sul suo grembo, un uomo e un altro bambino, forse di due anni, vittime dell’eruzione del Vesuvio nell’antica Pompei. Sono le scene più impressionanti degli 86 calchi giunti alle ultime fasi di restauro per essere inseriti nella mostra «Pompei e l’Europa. 1748-1943» in programma dal 26 maggio tra l’area archeologica di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Al centro della rassegna uomini e donne del 79 d.C colti nell’estremo istante della morte: le loro tracce, rimaste impresse sotto una coltre di cenere e lapilli, furono individuate nel 1863 dall’archeologo Giuseppe Fiorelli che ideò la tecnica per ottenerne i calchi, per poi estrarli intatti dagli scavi. «Finora non erano stati censiti, per un sentimento etico con il quale sono stati sempre trattati questi resti umani - dice il Soprintendente archeologico di Pompei, Ercolano e Stabia, Massimo Osanna -. Non sono statue di gesso né bronzi, ma persone vere e vanno trattate con rispetto».