sabato 16 maggio 2015

Il Sole 16.5.15
Pechino. Il premier indiano vuole attrarre investimenti dal gigante asiatico finora poco interessato
Un nuovo corso tra Cina e India
Incontro Li-Modi - Siglati accordi per dieci miliardi di dollari
di Rita Fatiguso


Pechino Certo non basterà lo storico selfie dei premier Li Keqiang e Narendra Modi a segnare una svolta nei rapporti tra Cina e India, ma da ieri, di fatto, Nuova Delhi ha avviato un comune percorso di collaborazione ben definito con Pechino.
Intanto, ha incassato la sigla di ben 24 accordi del valore di una decina di miliardi di dollari, nel commercio, nel turismo, nel settore minerario, negli scambi culturali e nello sviluppo scientifico e tecnologico, come da copione, nella sede dell’Assemblea Nazionale del Popolo.
L’obiettivo della missione che si conclude oggi è anche quello di rendere appetibile l’India agli occhi degli imprenditori cinesi: nonostante gli sforzi dei due Governi, finora l’India ha avuto scarso appeal sul mondo delle aziende cinesi che preferiscono altri Paesi anche confinanti, soprattutto il Pakistan, per investire e aprire nuove attività. Colpa di differenze culturali ancora molto forti che condizionano la capacità di lavorare gomito a gomito e di progettare sviluppi in termini di imprese solide.
Non a caso, la Cina dovrebbe «rivedere il suo approccio» nelle relazioni con l’India, ha tenuto a precisare il pragmatico Narendra Modi: «Ho sottolineato la necessità per la Cina di rivedere il suo approccio su alcune questioni che ci impediscono di realizzare tutto il potenziale del nostro partnernariato», ha spiegato Modi in conferenza stampa, aggiungendo di aver «suggerito che la Cina adotti una visione strategica a lungo termine» nei rapporti con Nuova Delhi.
Quindi, non un’intesa occasionale anche se proficua, nell’immediato. Ma un percorso che porti a superare gli ostacoli e le rivalità tra i due Paesi per la supremazia nell’area forse più dinamica dal punto di vista degli sviluppi geopolitici.
«Le nostre relazioni si sono rivelate complesse negli ultimi decenni», ha ancora sottolineato Modi, che ieri ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping. «Ma noi abbiamo la responsabilità storica di trasformare questa relazione in una fonte di forza per entrambi e di forza benefica per il mondo», ha aggiunto.
Il capo del governo cinese da parte sua ha ammesso gli ostacoli che finora hanno impedito relazioni migliori: «Non neghiamo che vi siano alcune divergenze tra di noi, ma condividiamo ben più interessi reciproci che divergenze». Pechino ancora non ha superato l’onta della disputa sui confini che ha dato luogo a un breve ma violento conflitto nel 1962 nella zona himalayana. Né riesce a dissimulare il fastidio per l’asilo politico concesso dall’India al Dalai Lama e al governo tibetano in esilio.
Un esempio di impegno duraturo potrebbe essere anche l’impegno sulla lotta all’inquinamento globale, in fondo Cina e India sono tra i più importanti al mondo tra i Paesi più inquinanti, dovranno presentare piani di riduzione delle emissioni di gas serra quanto prima e soprattutto in anticipo rispetto alla conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in calendario a dicembre a Parigi.
«I due Paesi lavoreranno insieme per far progredire i negoziati globali per un accordo alla riunione di Parigi, secondo una dichiarazione congiunta sul cambiamento climatico», è il messaggio pubblicato sul sito web del premier Modi. La sigla degli accordi non a caso è stata accompagnata da una dichiarazione che impegna Cina e India a tener conto dei principi di equità e di responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità di intervento tra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo. Svizzera, Stati Uniti e Unione Europea hanno presentato le loro “promesse” per i tagli delle emissioni. Anche Cina e India stanno cercando di farlo, a modo loro, superando soprattutto l’antagonismo che, nel bene e nel male, li ha caratterizzati negli ultimi anni.