sabato 9 maggio 2015

Corriere 9.5.15
I genitori diventano cattivi. La svolta della severità
Una ricerca su 19 Paesi lo dimostra: dall’epoca del «certo che puoi» siamo passati all’«adesso basta»
Rapporto sulle nuove madri e i nuovi padri trentenni
di Chiara Maffioletti


Fino ad ora erano sempre stati considerati come figli. Ma il tempo passa e adesso anche i Millennials — i nati tra gli anni Ottanta e i primi del Duemila, la generazione Y — sono cresciuti e diventati a loro volta genitori. Che cosa hanno in comune rispetto a chi li ha preceduti? Rispetto alle mamme di Baltimora, pronte a scaraventarsi sui loro figli con una raffica di ceffoni (pur nel tentativo di proteggerli) o ai padri che di fronte alla incaute dichiarazioni dei propri pargoli non possono che constatare, con disarmante lucidità, quanto siano pirla?
Questi due esempi paiono in realtà una proto fotografia dei nuovi genitori che, sorpresa, si scoprono essere più severi.
Dopo anni di «certo che puoi» e «ti sei messo la canottiera?», dopo le mamme chiocce e i papà pronti a provvedere ai propri piccoli anche quando piccoli non lo sono più da un pezzo, dopo le remore e i sensi di colpa che hanno divorato i genitori lavoratori, pionieri del tempo «di qualità» spesso confuso con il tempo in cui concedere tutto ai figli, è cresciuta una nuova generazione di genitori e, per la prima volta, una ricerca ce li racconta. Uno studio fatto da Viacom e Nickelodeon, che ha coinvolto 19 nazioni nel mondo (tra cui l’Italia), ci spiega che siamo a un punto di svolta.
Analizzando un campione per nazione di duecento famiglie con figli tra gli 8 e i 14 anni, ne esce che i nuovi genitori si vedono più come figure autoritarie che amici per i figli (anche se in Italia meno). Otto genitori italiani su dieci dichiarano poi di promuovere l’indipendenza dei loro piccoli ma nonostante questo sentono la necessità di esercitare un controllo diretto su alcuni aspetti della loro vita. Tradotto: oggi i genitori vietano molte più cose rispetto a un tempo (ma, anche qui, la situazione italiana è più morbida: il nostro campione è meno rigido di 14 punti percentuali rispetto alla media estera nel far rispettare i divieti) e il mancato rispetto delle regole comporta delle ripercussioni, tipo obbligo di spiegazioni e di scuse. Dopo anni di trattative con i figli, i giovani genitori si dimostrano poco abituati a negoziare e a confrontarsi su quanto stabiliscono, preferendo piuttosto tornare alle origini e usare la voce alta come strumento di richiamo e punizione (quasi il 60% del campione italiano, contro un modesto 25% di media globale).
Ma anche le preoccupazioni del nuovo genitore sono cambiate: la maggiore fonte di ansia (forse dettata dalla consapevolezza) arriva dalla vita digitale dei loro ragazzi (per oltre il 60%) mentre sono più tranquilli quando si parla di tv: meno di un terzo del campione monitora i gusti televisivi dei figli.
I genitori più giovani sarebbero poi meno vicini ai propri figli rispetto alla precedente generazione X (quattro punti percentuali in meno), con il risultato che anche i figli dei Millennials si sentono un po’ meno legati a loro. Ma forse proprio perché i nuovi genitori sono meno complici, esercitano più controllo. Un atteggiamento restrittivo dettato dalla ricerca di sicurezza e da alcuni timori. I nuovi papà e mamme intervengono parecchio sulla navigazione online dei figli ma sono meno inclini, ad esempio, al controllo sui pasti o sull’orario in cui andare a letto.
Il manuale del genitore di oggi si snoda quindi attorno alle voci «severità», «regole» e «fermezza». A cui si aggiunge un’irremovibilità maggiore nel punire i figli: i genitori di oggi hanno più fiducia nel metodo coercitivo (lo sostiene il 41% degli intervistati, 5 punti percentuali in più della generazione X). Il riflesso inatteso è che anche per i figli il metodo funziona. Segno che forse, ogni tanto, sentirsi dare del pirla fa bene anche a loro.