Corriere 31.5.15
Reichlin, 90 anni di domande sulla bellezza della politica
di Paolo Franchi
Novant’anni non sono troppi per continuare a interrogarsi e a interrogare. Almeno nel caso di Alfredo Reichlin, che, in occasione del compleanno, ha voluto affidare il suo rovello a un libretto, La mia Italia , pubblicato da Donzelli. Un libretto affollato di belle pagine autobiografiche, dalla Roma della Resistenza e della Liberazione alla Puglia degli Anni 60. Ma pure, e soprattutto, di domande, risposte, e ancora domande. Una su tutte. Si può pensare di restituire un senso, una prospettiva, persino una bellezza alla politica, senza mettersi in cerca di un qualche filo che leghi passato e presente? Per Reichlin no, naturalmente. Non è affatto sicuro che l’impresa sia possibile, molto, se non tutto, parla in senso contrario. Ma lo colpisce in primo luogo il fatto che siano così pochi — non solo a sinistra, non solo tra i più giovani — a porsi questa che, per lui, è la questione delle questioni.
Poco importa se si è d’accordo (nel mio caso, solo in parte) con le tesi formulate nel libro. La domanda che pone, e si pone, è fondata e, in tempi di sperticati elogi della leggerezza, meritoriamente pesante. Non vale, si capisce, solo per l’Italia, i territori della politica si vanno desertificando un po’ ovunque: il Novecento è finito, bellezza, questo non sarà forse il migliore, ma è di sicuro l’unico dei mondi possibili. Da noi, però, l’interrogativo è più pesante che altrove, e i vent’anni e passa di fragoroso nulla succeduti al tracollo della Prima Repubblica lo hanno reso quasi insolubile. Forse, per renderlo più chiaro agli occhi di figli e nipoti, sarebbe utile che genitori e nonni fornissero rendiconti diciamo così più particolareggiati.
Anche da Reichlin, per dire, sarebbe interessante sentire qualcosa di più approfondito, e forse di più doloroso, sulla crisi del Pci, che comincia almeno dieci anni prima della caduta del Muro, e ha molto da spartire con il vuoto attuale della sinistra. Se vuole, ha il tempo e la passione politica e intellettuale per farlo. Auguri di cuore, Alfredo.