Repubblica 24.4.15
Diffamazione, stretta anche sui blog
Il Pd Ermini intende estendere le regole della rettifica obbligatoria alle testate non registrate
di Liana Milella
ROMA Due tagliole incombono sulla stampa. Intercettazioni e diffamazione, bavagli che tornano d’attualità. La commissione Giustizia della Camera è al lavoro. Saranno ascoltati i direttori, come aveva proposto Renzi a giugno 2014. Il governo si muove. Il premier vede con favore il carcere per chi pubblica le telefonate: la proposta del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri lo attrae. Il Pd, con il responsabile Giustizia David Ermini, un renziano super doc, vuole estendere le nuove e rigide regole della rettifica obbligatoria da pubblicare entro due giorni anche ai blog, non solo alle testate giornalistiche registrate. Ieri ne ha parlato col Guardasigilli Andrea Orlando. Un altro pd, il relatore della legge Walter Verini, è tuttavia perplesso. Il mondo dei blogger è in allarme, ma tra gli editori è diffusa la tesi che non sarebbe giusto far cadere il peso della nuova legge solo sulle testate registrate, mentre qualsiasi blog resta libero di pubblicare quello che vuole.
Un mini vertice di maggioranza a Montecitorio ha cominciato a fare il punto su modifiche importanti. C’è pure una novità positiva: il Pd si è convinto che vada eliminato il “diritto all’oblio”, via dal web qualsiasi notizia che il soggetto citato consideri diffamatoria. Favorevole M5S. Una richiesta giunta anche dal Garante della Privacy Antonello Soro. Non dovrebbero passare altre due proposte di Ermini, far calare da 50 a 30mila la multa massima per la diffamazione di una notizia che si pubblica con la consapevolezza che sia falsa e il diritto di replica alla rettifica. La legge comunque è ancora un cantiere aperto, in cui “balla” sia la questione delle querele temerarie che si vorrebbe estendere a qualsiasi tipo di lite, sia la previsione di imporre una sanzione disciplinare al giornalista che diffama. La Camera l’aveva imposta per il recidivo, il Senato l’ha spostata in avanti (tre, e non due diffamazioni), Montecitorio vuole tornare indietro.
La diffamazione avrebbe potuto essere il contenitore per le intercettazioni. L’ha proposto Alessandro Pagano di Ncd, via la delega dal processo penale per metterla nella diffamazione. Ma la presidente Pd della commissione Giustizia Donatella Ferranti dirà che è inammissibile. Ferranti lancia il giro di tavolo coi direttori. M5S voleva sentire Travaglio del Fatto e Abbate dell’ Espresso, ma ha prevalso l’audizione collettiva. Soddisfatto il sottosegretario alla Giustizia Enrico Costa, che dà il nome alla legge, e che da sempre si batte per una stretta sulle intercettazioni. Ora parla di «una sintesi equilibrata nel rispetto dei valori costituzionali ». Il vero nodo, dopo le amministrative, sarà il carcere per chi pubblica le registrazioni, 2-6 anni per Gratteri. Più del falso in bilancio di una società non quotata (1-5 anni). Intercettabile solo il primo reato. Dice Ferranti: «Sarebbe un controsenso. Nella diffamazione è punito con la multa chi pubblica consapevolmente un fatto falso. E poi un atto diffuso tra tante persone non si può più considerare segreto». Per questo Renzi vuole che le telefonate non stiano nemmeno nelle ordinanze. Solo un numero. Gli avvocati, con un badge, le leggeranno nella cassaforte della procura e saranno tenuti al segreto.