mercoledì 22 aprile 2015

Repubblica 22.4.15
Festa dem senza sinistra no alla richiesta di scuse il programma è blindato
La Bindi attacca il Nazareno per i nomi della kermesse di Bologna sulla Liberazione
Guerini: polemica inutile, non è un congresso
di Giovanna Casadio


ROMA Se non ci fosse il clima che c’è, forse si poteva rimediare con qualche scusa e invito in corner. Ma il programma ricco dell’edizione straordinaria della Festa nazionale dell’Unità a Bologna per i 70 anni della Liberazione e per l’anniversario della festa stessa, è un pugno nello stomaco per la sinistra del Pd. Non invitati tutti i leader delle minoranze, a cominciare da Pierluigi Bersani. Non sono stati previsti neppure Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Roberto Speranza, Pippo Civati, Enrico Letta. L’invito atteso, non è arrivato. Neppure le scuse, che dalla minoranza si aspettavano. È cresciuta perciò la rabbia e Bindi ha deciso di scrivere una lettera aperta, parole come pietre: volete solo i fedelissimi persino alle feste, sebbene lì non si voti, che partito è diventato il Pd? Non vi è bastato averci sostituito in commissione?
Il rospo è quello: i dieci dem tra cui proprio Bersani, Bindi e Cuperlo - che sono stati sostituiti in commissione Affari costituzionali alla Camera perché dissentono sull’Italicum e il capogruppo Speranza che si è dimesso. La lettera di Bindi è indirizzata al presidente del partito, Matteo Orfini al quale chiede chiarimenti. «Immaginare di fare una Festa nazionale selezionando le presenze politiche sulla base della fedeltà alla linea del segretario Renzi sarebbe un’involuzione - attacca la presidente dell’Antimafia - la festa sia specchio della natura originale del nostro partito, in caso contrario dovrei prendere atto che la mia preoccupazione sul rischio di uno snaturamento del Pd è una realtà». Un’esclusione «non meno grave della sostituzione dei dieci deputati». La prova provata che ormai «siamo al pensiero unico del nascente partito della nazione».
L’ennesimo incidente. La tensione che deflagra. Il vice segretario Lorenzo Guerini getta acqua sul fuoco: «L’assenza di Bersani a Bologna? Una festa non è la replica di un congresso. Ci saranno altre feste, sono polemiche inutili. Molti della minoranza ci sono e poi la Festa nazionale si terrà a Milano». Ancora più irritato è Orfini: «Si sta montando una polemica su una non notizia, è un evento tematico e queste sono cose che si risolvono con una telefonata tra compagni, invece Bindi ne ha fatto l’ennesima polemica strumentale che coinvolge il partito ». Tuttavia non ci sono cambiamenti di programma alla Festa bolognese. Bersani, l’ex segretario, emiliano, considerato un’istituzione e una tradizione, come i tortellini o il liscio, non è stato raggiunto da nessun invito. Cuperlo replica: «Non mi sono mai lamentato, non ne faccio un problema. Ognuno inviti chi vuole, se il Pd vorrà invitarmi sono già sul treno». E immagina un finale di Festa che recuperi alla fine tutti i leader per un «momento di solidarietà e accoglienza » davanti alla strage nel Mediterraneo. «Se il Pd è sempre il partito della sinistra...», chiosa. In programma alla Montagnola ci sono per la verità esponenti della sinistra, Stumpo, Lucrezia Ricchiuti, De Maria. Speranza, fanno sapere da Bologna, è stato invitato ma ha declinato. Il segretario provinciale, Francesco Critelli smonta il caso e assicura che non ci sono state esclusioni a causa dello scontro nel partito. Ma Sandra Zampa (anche lei non invitata), deputata bolognese, portavoce di Prodi, chiede pubbliche scuse agli esclusi e l’invito. «Il minimo che si possa dire è che è stata una scelta non intelligente, in Emilia è farsi del male da soli». Anche lei, vice presidente del partito, ha scritto una lettera a Orfini. Chi ha deciso il programma? La risposta per ora è stata un palleggiamento tra i bolognesi e il Nazareno. Lino Paganelli, storico organizzatore delle feste dell’Unità, non ha più quell’incarico. Francesco Bonifazi il tesoriere, è preoccupato dei conti. Previste infatti cene di autofinanziamento, a 50 euro. Ieri il taglio del nastro e chiusura il 3 maggio con Matteo Renzi. Difficile il cambio di programma.