La Stampa 28.4.15
Il prete: “Sì, conosco le mie debolezze”
Vercelli: il salesiano in cella con l’accusa di violenza nei confronti di tre ragazzini
di Andrea Zanello Roberta Martini
I fatti Il sacerdote è accusato di avere approfittato di tre ragazzi adescandoli su Facebook
In cambio delle prestazioni regalava ricariche del telefono e scarpe da calcio
«Sono cosciente dei miei errori e delle mie debolezze». Parole pesanti come macigni quelle pronunciate ieri da don Massimo Iuculano durante il primo interrogatorio in carcere a Vercelli, dove il sacerdote è rinchiuso da venerdì dopo l’arresto con l’accusa di aver abusato di tre minorenni. Una dichiarazione spontanea, prima di avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma il sacerdote non si tira indietro: «Sono disponibile a parlare davanti al pubblico ministero», ha detto di fronte il suo avvocato Carlo Blengino, che ha avuto l’incarico di seguirlo dalla comunità salesiana di cui il prete era il principale referente a Vercelli, e il giudice per le indagini preliminari Giulia Pravon. «La scuola professionale salesiana - ha aggiunto don Massimo - non è però in alcun modo coinvolta».
Un’ammissione di colpa, «conosco le mie debolezze», per il religioso di 46 anni, sospeso anche dai salesiani dall’esercizio sacerdotale, che continuerà a parlare davanti al pm Francesco Saverio Pelosi. La polizia di Vercelli, che ha condotto le indagini coordinate dalla procura torinese, ha individuato almeno tre episodi in cui il sacerdote avrebbe abusato di altrettanti minorenni, un quattordicenne italiano e due diciassettenni di origine straniera. Per lui le accuse sono di violenza sessuale aggravata e prostituzione minorile: sette mesi di indagini, intercettazioni e riprese in cui i riscontri si sono fatti sempre più evidenti e dipinto un quadro che gli stessi inquirenti hanno definito «inquietante». Il sacerdote, alla continua ricerca di partner, avrebbe adescato i ragazzi via Facebook e WhatsApp, incontrandoli sia in parrocchia che in auto. Alle prestazioni sessuali sarebbero seguiti piccoli regali, come ricariche telefoniche e scarpe da calcio o anche piccole somme in denaro. Per gli incontri don Iuculano aveva attrezzato vicino al suo ufficio anche una saletta per i massaggi, fingendo di avere particolari competenze terapeutiche e sportive. Ma potrebbe non essere finita, perché a don Massimo sono stati sequestrati telefono e, soprattutto, pc: la loro analisi potrà dire se ci siano stati altri episodi, oltre a quelli contestati al sacerdote, che a volte si presentava anche come impiegato in cassa integrazione di una società in crisi.
Da tre anni a Vercelli, arrivato dalla parrocchia Gesù Adolescente di Torino, sembra che don Massimo conducesse una doppia vita. La notizia dell’arresto è stata un terremoto, che l’arcivescovo di Vercelli, monsignor Marco Arnolfo, ha cercato di arginare anche domenica mattina. Prima della Messa, si è presentato nella chiesa del Sacro Cuore stracolma. «Dobbiamo avere ben presente - ha detto ai fedeli in silenzio - che la nostra fede è come la chiesa, costruita sulla roccia, e dobbiamo pregare per i ragazzi e le loro famiglie. La vostra presenza qui oggi è la miglior risposta al male che l’uomo è capace di fare».