venerdì 24 aprile 2015

La Stampa 24.4.15
Sull’intervento deciderà l’Onu ma c’è l’ostacolo della Russia
di Marcello Sorgi


Dal vertice di Bruxelles dei capi di Stato e di governo, convocato d’urgenza dopo la strage degli immigrati, per Renzi non era lecito aspettarsi molto di più del rafforzamento delle operazioni di pattugliamento dei confini Triton e Poseidon, sia in termini di fondi messi a disposizione, sia di mezzi. Ma a frenare qualsiasi velleità di intervento militare, o di accordi sull’eventuale ripartizione dei profughi - un milione in attesa in Libia - che stanno arrivando sulle nostre coste a ritmo mai visto prima, ci hanno pensato, nell’ordine: il governo di Tripoli, uno dei due presenti nella confusa situazione creatasi nel paese dopo la fine della dittatura di Gheddafi, che ha avvertito l’Unione che avrebbe reagito, come se si trattasse di un atto di guerra, ai ventilati tentativi di affondare i barconi destinati al traffico di immigrati; e il primo ministro inglese Cameron, che (come la Merkel) ha offerto mezzi della marina del Regno Unito per l’irrobustimento delle missioni navali, ma a patto di non trattare, né dover ricevere, alcuna quota dei migranti sbarcati.
Inoltre, il giorno in cui Obama ha ammesso la responsabilità Usa nell’uccisione per sbaglio in Pakistan, in un attacco con droni, del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, non era certo il più adatto per approfondire l’ipotesi di un’azione militare contro la Libia o della creazione di una forza multinazionale da inviare sul posto per cercare di fermare il traffico dei migranti. Il ritardo nella comunicazione da parte dell’amministrazione Usa della sfortunata azione con droni, avvenuta a gennaio, quando le trattative dell’intelligence italiana per la liberazione del cooperante erano a buon punto, ha subito creato polemiche in Parlamento, e il Copasir, comitato parlamentare di controllo sui servizi, ha chiesto di poter subito visionare i documenti, che Obama s’è impegnato a liberare dal segreto di Stato.
Renzi quindi a Bruxelles ha incassato la solidarietà dei partner europei e l’impegno a moltiplicare gli sforzi per fronteggiare l’eccezionale ondata di immigrazione, ma sull’Italia continua a pesare il rischio di dover far fronte alla prima sistemazione di migliaia di immigrati, in arrivo o pronti a partire. Toccherà invece a Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, discutere in sede Onu di opzione militare. Un negoziato, è inutile nasconderlo, che parte in salita: basti pensare che nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite c’è la Russia, attualmente sottoposta a sanzioni da parte dell’Europa, e per questo non certo invogliata a dare una mano.