venerdì 24 aprile 2015

La Stampa 24.4.15
Drone americano uccide Lo Porto. Obama chiede scusa all’Italia
Le opposizioni insorgono. Il premier sapeva del raid?
di Francesca Paci


Fornire dettagli su un’operazione anti-terrorismo come quella in cui sono stati uccisi Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein è assolutamente eccezionale per La Casa Bianca, che contravvenendo alla consueta assoluta segretezza ha parlato di un drone lanciato a gennaio in una regione al confine tra Pakistan e Afghanistan (gli Usa agiscono militarmente sotto mandato Onu in Afghanistan ma non in Pakistan). Le circostanze della morte del cooperante italiano e le scuse del presidente Obama non bastano però a placare le polemiche che da ieri rimbalzano da Palazzo Chigi alla Farnesina.
Le opposizioni sono scatenate, vogliono sapere quando e come sia stato informato il premier Renzi, che ufficialmente ha telefonato ieri alla madre del ragazzo. È stato messo al corrente a Washington la settimana scorsa e ha «colpevolmente» taciuto oppure ha davvero appreso la notizia martedì o mercoledì, poche ore prima che il «Wall Street Journal» la pubblicasse, rivelando però così d’essere assai meno vicino di quanto sembri all’amico americano?
C’è un buco di tre mesi tra il raid contro al Qaeda ammesso dalla Casa Bianca e l’annuncio dei suoi tragici danni collaterali. Sebbene oltreoceano si parli solo genericamente di gennaio i media pachistani rivelano che in quel periodo sono stati condotti 5 attacchi in Pakistan e 7 in Afghanistan e che quello fatale potrebbe essere quello del 15 o del 28 a Shawal, in Nord Waziristan. Perché un silenzio così lungo sulla sorte di Lo Porto che i nostri 007 erano piuttosto prossimi a riportare a casa?
Il M5Stelle è in prima linea nel pretendere chiarezza e, in caso, le dimissioni del premier. Ma anche il capogruppo di Forza Italia alla Camera Brunetta preme perché si riferisca immediatamente in Aula. E mentre Sel vuole lumi sulla richiesta americana di uno sforzo supplementare dell’Italia in Afghanistan la Meloni di Fratelli d’Italia si spinge a chiedere se il raid Usa finito in tragedia non fosse stato «concordato espressamente» con Renzi.
Questa mattina a prendere la parola davanti ai colleghi sarà il ministro degli Esteri Gentiloni che già ieri ha precisato però come la responsabilità della morte di Lo Porto e Weinstein sia «integralmente dei terroristi contro i quali l’Italia conferma il suo impegno». Ieri il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha parlato di «Lo Porto usato come scudo umano».
Qualcosa su come sia andata filtra da fonti incrociate. L’ipotesi più verosimile è che gli americani ignorassero chi c’era dentro il «bersaglio» (secondo l’ong Reprive solo a novembre i droni Usa che dovevano colpire 41 uomini ne hanno uccisi 1147) e che ci abbiano messo parecchio a capirlo. Ci sono voluti accertamenti, controlli, verifiche ex post, tempi tecnici che porterebbero all’identificazione delle due vittime (entrambe) nelle ultime ore. Una versione confermata dal portavoce della Casa Bianca Earnest che parla di certezza ottenuta negli ultimi giorni e quasi immediatamente desecretata da Obama.
Le scuse sono gradite ma non bastano, afferma il presidente del Copasir Stucchi. Pure ammettendo che, come conferma il direttore del Dipartimento di informazione per la sicurezza Massolo «in un territorio come quello le verifiche sono complesse»», Stucchi chiede di sapere «quali siano le informazioni che l’intelligence Usa ha passato alla nostra, chi ha operato e sulla base di quali informazioni si sia deciso il raid».