domenica 26 aprile 2015

Corriere La Lettura 26.4.15
Mamme chiocciola fanno scudo alla prole sul web: illegittima difesa
di Luca Mastrantonio


Protettive come chiocce, aggressive come tigri. Sono le «mamme chiocciola», che intervengono a favore dei figlioli non solo su giornali e tv, ma pure sui social, senza timore di esporsi al pubblico ludibrio. Pur di difendere i figli, vandali o galeotti, e le figlie, lasciate dal marito, insultate dal pubblico. Sì. Ma soprattutto, sostiene Grazia Attili, psicologa evoluzionista, per difendere se stesse, il proprio ruolo di madri, benché «a danno dell’autostima dei figli, adulti, che non sembrano in grado di difendersi da soli; queste madri protettive-intrusive infatti generano insicurezza. Quasi un’involuzione, rispetto alle famiglie di due generazioni prima, dove la protezione c’era, il cosiddetto mammismo, ma non era aggressiva, invadente come oggi».
Qualche caso? Nel 2011, dopo le manifestazioni degli indignati di Roma, viene arrestato un ragazzo immortalato da una foto a torso nudo nell’atto di lanciare un estintore contro le forze dell’ordine, mentre alle sue spalle brucia una camionetta: è Fabrizio Filippi, noto come Er Pelliccia. La madre, su Vanity Fair , dice che è un capro espiatorio, che è un «ingenuo, un generoso, che aiuta gli altri», che si è fatto «prendere dall’eccitazione: la folla ti tira in mezzo»; quelle azioni sì, erano violente, ma erano « fabriziate , chiamiamo così questi suoi modi di fare».
Altro genere di «fabriziate» sono quelle che hanno portato in carcere Fabrizio Corona, per il quale la madre ha chiesto la grazia. Nel 2009, a Domenica Cinque , protestava: «Fabrizio fa da capro espiatorio per quello che di più grave succede in Italia. Se lui è quello che è, lo deve a chi ha costruito questa gioventù che non ha valori per gli esempi che ci sono stati in questa società negli ultimi 30 anni. Purtroppo mio figlio è uno di questi esempi». E purtroppo, commenta Attili parlando a la Lettura , è così che certe madri «non si rendono conto di essere state vittime di quegli stessi anni, in cui i loro genitori, focalizzati sulla realizzazione individuale, hanno dato meno certezze ai figli. Quell’attenzione non avuta dai propri genitori oggi la vogliono dare ai figli, in eccesso: sono iper-protettive con la prole per proteggere il proprio ruolo». Il sottotitolo del libro di Attili, L’amore imperfetto (il Mulino, 2012), andrebbe allora capovolto: non «perché i genitori non sono sempre come li vorremmo», ma «perché i genitori sono come non dovrebbero essere: l’espansione di modalità di accudimento produce insicurezza».
Questa estate ha tenuto banco il caso di Annamaria Bernardini de Pace che sul Giornale ha attaccato l’ex marito della figlia, «genero degenere», da molti individuato in Raoul Bova. Ma più dei giornali è la televisione il medium prediletto per queste difese d’ufficio familiare, soprattutto quella trash, come Il Grande Fratello . Anche se si registra la crescita dell’uso dei canali digitali e social: recentemente su Facebook è intervenuta la mamma di Nicole Mazzocato, corteggiatrice di Uomini e donne presa di mira sul web.
L’ultimo caso eclatante è di pochi giorni fa, quando la mamma di Tea Falco si è scatenata in difesa della figlia: l’attrice, classe 1986, lanciata da Bernardo Bertolucci ( Io e te ), è diventata celebre, in negativo, per la fiction Sky 1992 , dove interpreta una rampolla viziata milanese con una cadenza molto pesante, da tossica: da giornali e social sono piovute critiche pesanti per la recitazione glottologicamente caricaturale — per chi avesse dubbi, c’è un supercut su YouTube con esilaranti finti sottotitoli. Alla stroncatura del Fatto Quotidiano , di Domenico Naso, mamma Falco ha scritto via Facebook vari messaggi di insulti al giornalista.
Certo, il fenomeno non è solo italiano. Persino Eminem e Lady Gaga sono stati difesi pubblicamente dalle rispettive madri; ma la virulenza e la risonanza di queste intrusioni materne trovano terreno molto fertile nella cultura italiana: mammona, anzi mammifera, direbbe Giorgio Manganelli, perché ci sarà sempre la mamma a fornire o creare alibi; e benaltrista, perché la colpa, in Italia, è sempre degli altri. Mai dei figli di mammà.