sabato 25 aprile 2015

Corriere 25.4.15
L’universo che Hubble ci ha fatto scoprire
Il telescopio spaziale compie 25 anni. Ha svelato pianeti e galassie, nel 2018 si spegnerà
Dal 24 aprile 1990 il telescopio spaziale ci mostra l’universo
Lascerà il posto al James Webb che entrerà in servizio nel 2018
di Tullio Avoledo


L’Hubble Space Telescope, che ieri ha festeggiato il suo 25° compleanno, ha continuato il lavoro del grande astronomo e astrofisico statunitense Edwin Powell Hubble (1889-1953), portando lo sguardo dell’umanità sempre più lontano nell’universo. Le immagini dello spazio riprese da Hubble accompagnano da 25 anni le nostre vite, mostrandoci un universo meraviglioso, fonte di costanti sorprese.
A parte forse i piccioni, nessuno può contestare il fatto che il telescopio spaziale Hubble sia il miglior monumento possibile alla memoria del grande astronomo e astrofisico statunitense da cui prende il nome, Edwin Powell Hubble (1889-1953). A 25 anni, Hubble fu il primo a individuare una galassia all’esterno della nostra. A lui si deve, con la formulazione di quella che poi divenne nota come Legge di Hubble, l’origine del concetto di universo in espansione, che portò altri astronomi a elaborare la teoria del Big Bang.
L’Hubble Space Telescope, che ieri ha festeggiato il suo 25° compleanno, ha continuato il lavoro del grande astronomo, portando lo sguardo dell’umanità sempre più lontano nell’universo. Frutto di una joint venture Nasa/Esa, è stato messo in orbita intorno alla Terra dallo space shuttle Discovery il 24 aprile 1990, e rappresentava il meglio della tecnologia di un’epoca in cui il cellulare più leggero, il Motorola 9800x, pesava più di un chilo e aveva un’autonomia di conversazione di mezz’ora, il sistema operativo Windows 3.0 introduceva per la prima volta l’interfaccia grafica nei Pc e il modello di punta della Fiat era la versione 1600 catalizzata della Tempra.
Concepito nel 1940, progettato e costruito tra il 1970 e il 1980, il telescopio Hubble, grosso come un autobus, orbita a un’altezza di 560 km e compie un’orbita intorno alla Terra ogni 92 minuti. La risoluzione delle sue ottiche è di 0,1 secondi d’arco: è come se riuscisse a vedere una moneta da dieci centesimi a 40 km di distanza.
E dire che l’esordio del costoso telescopio (2 miliardi di dollari del 1990) non faceva presagire nulla di buono. Le prime immagini trasmesse a terra, distorte e fuori fuoco a causa di quella che tecnicamente si definisce un’aberrazione sferica, gettarono nello sconforto gli astronomi e i tecnici. Una commissione appositamente istituita stabilì, alla fine dei suoi lavori, che l’origine del problema era un errore nel montaggio di una lente, fuori posizione di 1,3 millimetri. A causa di quell’errore, Hubble avrebbe potuto compiere solo una minima parte dei compiti che gli erano affidati. In particolare non sarebbe mai riuscito a fotografare oggetti deboli o che richiedevano un alto contrasto. I comici televisivi americani trovarono spunto per molte battute, anche feroci, sul telescopio. Ma alla fine Hubble si prese la sua rivincita. Con diverse missioni di servizio, la Nasa riuscì non solo a rimediare ai problemi, ma anche a migliorare le prestazioni del telescopio, aggiornandolo costantemente con le tecnologie più evolute. In pratica, sul delicato strumento è stata fatta una regolare manutenzione, «tagliandandolo» con ben quattro missioni dello Shuttle, che di volta in volta hanno sostituito strumenti di osservazione, pannelli solari e unità di alimentazione, e persino il vecchio registratore a nastro con uno a stato solido. Hubble, anziché invecchiare, è oggi molto più potente di quanto lo fosse nel 1990, quando per lui era stata prevista una vita di 15 anni.
Le immagini dello spazio riprese da Hubble accompagnano da 25 anni le nostre vite, mostrandoci un universo meraviglioso, fonte di costanti sorprese. Grandi artisti, poeti e musicisti si sono ispirati a quelle foto che mostrano un universo di seducente splendore, pulsante di colori e di forme bizzarre come il carnevale di Rio. Hubble è riuscito a misurare la composizione delle atmosfere dei pianeti extrasolari scoperti nel 1995, e nel 2010 ha fotografato la galassia più lontana da noi, distante più di 13 miliardi di anni luce. Le sue lenti ci hanno permesso di vedere l’universo com’era 480 milioni di anni dopo il Big Bang: vicinissimo, su scala cosmica.
Hubble continuerà a lavorare e a regalarci meravigliose scoperte anche dopo l’entrata in servizio del suo successore, il James Webb Space Telescope, prevista nel 2018. Per un po’ lo affiancherà nel lavoro, come si fa con un apprendista. Il giorno in cui Hubble andrà fuori servizio, uscirò di casa, alzerò lo sguardo al cielo e reciterò per lui, ma anche per tutti noi, queste parole scritte da Bulgakov nel 1924, nel romanzo La guardia bianca : «Tutto passerà. Le sofferenze, i tormenti, il sangue, la fame e la pestilenza. La spada sparirà, ma le stelle resteranno anche quando le ombre dei nostri corpi e delle nostre opere non saranno più sulla terra. Non c’è uomo che non lo sappia. Perché dunque non vogliamo rivolgere il nostro sguardo alle stelle? Perché?».