La Stampa 4.2.19
Svolta dell’islam sunnita
“Praticare la poligamia è ingiusto per le donne”
L’annuncio del Grande imam Ahmed al-Tayeb in Egitto Avere più mogli non rispetta “il principio di equità”
di Giordano Stabile
La
poligamia è «una ingiustizia nei confronti delle donne e dei figli». A
dirlo è il Grande imam Ahmed al-Tayeb dell’università Al-Azhar, la
massima autorità religiosa sunnita. Una sconfessione aperta di quella
che è una pratica non molto diffusa del mondo musulmano ma fin qui
considerata ineccepibile. Per Al-Tayeb però, sposare «una seconda,
terza, quarta moglie» non rispetta «il principio di equità» che è alla
base dell’islam. E quindi, salvo casi eccezionali, meglio evitarlo.
L’annuncio in tv
La
presa di posizione, durante la sua settimanale trasmissione televisiva,
ha suscitato un dibattito accesissimo sui social media, tanto che il
sito dell’università di Al-Azhar ha poi precisato che l’imam non voleva
«proibire» la poligamia, anche se l’ha di fatto sconsigliata.
In
Egitto ci sono state anche molte reazioni positive, soprattutto da parte
delle associazioni delle donne. Al-Tayeb ha assunto una posizione
sempre più moderata, soprattutto dopo l’ascesa al potere del generale
Abdel Fatah al-Sisi, fautore di una modernizzazione a tappe forzate del
Paese, anche in campo religioso. Lo stesso Al-Sisi, nel gennaio del 2015
aveva chiesto ai religiosi di Al-Azhar una «riforma dell’islam» perché
non si poteva più tollerare che le interpretazioni estremiste mettessero
«l’intera comunità musulmana contro il resto del mondo».
Per il
raiss si tratto soprattutto di isolare a livello ideologico i Fratelli
musulmani, suoi acerrimi nemici, ma Al-Tayeb ha cominciato un percorso
di dialogo interreligioso culminato con l’incontro con Papa Francesco ad
Abu Dhabi, un manifesto per la reciproca comprensione.
Gli
interventi alla tivù hanno invece una funzione pedagogica interna.
Al-Tayyib ha spiegato che i versetti del Corano che riguardano la
poligamia vengono letti «in maniera parziale» e che si dimentica che il
Profeta autorizza il matrimonio multiplo solo ad «alcune condizioni», la
più importante delle quali è «l’equità». «Molti - ha continuano -
leggono soltanto “due, tre, quattro” e non leggono l’intero versetto,
bisogna andare avanti, quando dice: “Se non credi di poter essere giusto
nei loro confronti, allora prendine soltanto una”». Il musulmano «è
veramente libero di sposare una seconda, terza o quarta moglie?», si è
chiesto. «Questa libertà - ha concluso - c’è solo se si può rispettare
la condizione di equità, e se non c’è equità allora è proibito avere più
mogli».
L’interpretazione
Al-Tayed si era già espresso in
maniera critica sulla poligamia nel 2010, e poi nel 2016, subito dopo
che Al-Sisi aveva lanciato la «riforma» dell’islam. È la prima volta che
però si esprime in modo così netto. Ed è anche il metodo a essere
importante. Un «nuovo discorso religioso» presuppone una lettura del
Corano più coraggiosa, in grado di contrastare l’interpretazione
«letterale» e spesso parziale dei gruppi salafiti e jihadisti, che
citano solo le parti che avvalorano le tesi estremiste, come la
necessità di combattere gli «infedeli».
Il Consiglio nazionale
delle donne, vicino al governo egiziano, ha accolto con grande favore le
tesi di Al-Tayeb. «L’islam onora le donne - ha puntualizzato la
presidente Maya Morsi - ha portato giustizia e numerosi diritti che
prima non esistevano». Va anche detto che la poligamia è legale in quasi
tutti i Paesi musulmani, ma è poco comune. In Tunisia e Turchia è
proibita. In Egitto, come in molti altri Stati, l’uomo può sposarsi una
seconda volta soltanto con il consenso della prima moglie.