La Stampa 4.2.19
Milionari, politici e star del cinema
Al via l’assemblea che giudica Xi
di Francesco Radicioni
Circa
cinquemila delegati da ogni angolo della Cina sono arrivati a Pechino
per quello che sulla carta è il rito politico più importante nella
Repubblica Popolare: la sessione annuale delle «due Assemblee», la
«Liang Hui» in mandarino.
Tra i marmi e i tappeti rossi della
Grande Sala del Popolo affacciata sulla Tian’anmen è iniziata ieri la
riunione della Conferenza Politica Consultiva: un organo che non ha
poteri formali, ma che tra gli oltre 2.000 adviser politici include
anche alcuni degli uomini più ricchi della Cina e persino personaggi del
mondo dello spettacolo, come l’ex-star della Nba Yao Ming e l’attore di
Hong Kong Jackie Chan.
Tremila delegati
Martedì - con la
relazione del primo ministro Li Keqiang - prenderanno il via i lavori
dell’Assemblea Nazionale del Popolo: il Parlamento della Repubblica
Popolare che riunisce quasi 3.000 delegati, dai grigi funzionari locali
ai rappresentanti delle minoranze etniche in abiti tradizionali, dai
dirigenti delle imprese di Stato ai «lavoratori modello». «È ampiamente
riconosciuto che la chiave del successo della Cina sia il suo sistema di
democrazia», diceva senza ironia la Xinhua in un video di presentazione
dell’evento. Al di là della retorica ufficiale, secondo gli analisti il
Parlamento di Pechino ha ruolo soprattutto cerimoniale e quasi sempre i
delegati si limitano a mettere il sigillo del voto su decisioni prese
nelle segrete stanze di Zhongnanhai. Il primo voto contrario di un
delegato si è registrato solo nel 1988 anche se - come ricorda la
rivista Caixin - il Parlamento cinese «non ha mai bocciato una proposta
di legge».
Quest’anno le «due Assemblee» si riuniscono in un
momento in cui la seconda economia del mondo ha mostrato diversi segnali
di rallentamento: tra le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e i
dati che indicano una contrazione dei consumi. Se lo scorso anno la
crescita economica è stata del 6,6%, gli analisti si aspettano che
martedì il capo del governo Li Keqiang fisserà per il 2019 un obiettivo
di crescita tra il 6 e il 6,5%. Altro dato che farà discutere sarà
quello sulla spesa militare: nei giorni scorsi i giornali di Pechino
prevedevano un aumento dell’8-9%. Gli economisti di Ubs e di Morgan
Stanley si aspettano che le «due Assemblee» continueranno anche ad
adottare misure pro-crescita e di taglio delle tasse. Mentre
l’amministrazione di Trump continua a insistere sulla difesa della
proprietà intellettuale e contro il trasferimento forzato di tecnologia,
è probabile che il Parlamento cinese approvi una nuova legge sugli
investimenti stranieri per rispondere alle richieste delle imprese
europee e americane.