lunedì 4 marzo 2019

La Stampa 4.2.19
Milionari, politici e star del cinema
Al via l’assemblea che giudica Xi
di Francesco Radicioni


Circa cinquemila delegati da ogni angolo della Cina sono arrivati a Pechino per quello che sulla carta è il rito politico più importante nella Repubblica Popolare: la sessione annuale delle «due Assemblee», la «Liang Hui» in mandarino.
Tra i marmi e i tappeti rossi della Grande Sala del Popolo affacciata sulla Tian’anmen è iniziata ieri la riunione della Conferenza Politica Consultiva: un organo che non ha poteri formali, ma che tra gli oltre 2.000 adviser politici include anche alcuni degli uomini più ricchi della Cina e persino personaggi del mondo dello spettacolo, come l’ex-star della Nba Yao Ming e l’attore di Hong Kong Jackie Chan.
Tremila delegati
Martedì - con la relazione del primo ministro Li Keqiang - prenderanno il via i lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo: il Parlamento della Repubblica Popolare che riunisce quasi 3.000 delegati, dai grigi funzionari locali ai rappresentanti delle minoranze etniche in abiti tradizionali, dai dirigenti delle imprese di Stato ai «lavoratori modello». «È ampiamente riconosciuto che la chiave del successo della Cina sia il suo sistema di democrazia», diceva senza ironia la Xinhua in un video di presentazione dell’evento. Al di là della retorica ufficiale, secondo gli analisti il Parlamento di Pechino ha ruolo soprattutto cerimoniale e quasi sempre i delegati si limitano a mettere il sigillo del voto su decisioni prese nelle segrete stanze di Zhongnanhai. Il primo voto contrario di un delegato si è registrato solo nel 1988 anche se - come ricorda la rivista Caixin - il Parlamento cinese «non ha mai bocciato una proposta di legge».
Quest’anno le «due Assemblee» si riuniscono in un momento in cui la seconda economia del mondo ha mostrato diversi segnali di rallentamento: tra le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e i dati che indicano una contrazione dei consumi. Se lo scorso anno la crescita economica è stata del 6,6%, gli analisti si aspettano che martedì il capo del governo Li Keqiang fisserà per il 2019 un obiettivo di crescita tra il 6 e il 6,5%. Altro dato che farà discutere sarà quello sulla spesa militare: nei giorni scorsi i giornali di Pechino prevedevano un aumento dell’8-9%. Gli economisti di Ubs e di Morgan Stanley si aspettano che le «due Assemblee» continueranno anche ad adottare misure pro-crescita e di taglio delle tasse. Mentre l’amministrazione di Trump continua a insistere sulla difesa della proprietà intellettuale e contro il trasferimento forzato di tecnologia, è probabile che il Parlamento cinese approvi una nuova legge sugli investimenti stranieri per rispondere alle richieste delle imprese europee e americane.