Corriere 25.2.19
Referendum
La prima volta dei cubani: per il voto sulla Costituzione un risultato (quasi) incerto
di Rocco Cotroneo
RIO
DE JANEIRO Per la prima volta in sessant’anni di Revolución, il
risultato di una giornata elettorale a Cuba potrebbe fornire qualche
indicazione interessante. Quanti sì e quanti no avrà raccolto il
referendum sulla nuova Costituzione lo sapremo oggi pomeriggio, così
come il dato sulla partecipazione alle urne.
Se questi numeri
saranno attendibili, come scrive il giornalista Reinaldo Escobar -
editore insieme alla moglie Yoani Sanchez del sito indipendente 14 y
medio — è possibile che dalle urne si alzi «un magnifico coro
libertario, l’accettazione di una sfida civica, incruenta, pacifica e
civilizzata». L’aspettativa è che tra i «no» e le astensioni si possa
finalmente misurare la forza di una opposizione. Escobar ricorda che
l’articolo 137 dell’attuale Costituzione prevede addirittura che le
modifiche non vengano approvate se i contrari, più gli astenuti e le
schede bianche e nulle, impedissero ai sì di superare la metà del corpo
elettorale.
È assai improbabile che ciò avvenga, ma tra il 99 per
cento di consensi ai quali il castrismo ha abituato, e un 70-80 per
cento che qualche osservatore prevede per oggi, la differenza c’è.
L’attuale dirigenza di Miguel Diaz-Canel potrebbe voler dimostrare al
mondo che il regime gode ancora di un enorme consenso, ma accetta il
dissenso più che in passato. Osservatori e molti oppositori sono
convinti che la consultazione popolare, che coinvolge otto milioni di
elettori, sia più affidabile che in passato. Lo indicherebbe la tenacia
con il quale il governo batte sul tasto del sì e della partecipazione.
L’intero sistema mediatico al di fuori di Internet ha parlato in
campagna elettorale con una voce unica, ma i criteri con i quali è stato
organizzato il voto e i numerosi cittadini chiamati ai seggi come
scrutatori o osservatori lasciano ben sperare.
Il malcontento
sull’isola resta alto, nonostante le riforme mancano cibo e generi di
prima necessità e si teme il tracollo dell’alleato venezuelano.
L’opposizione resta divisa. Tra chi invita a votare no e chi — dando per
scontata la sconfitta — ritiene che l’astensione massiccia sia un
segnale più forte per il regime.
Forme organizzate di campagna per
il no, nelle ultime settimane, sono state represse come di consueto. La
tattica è quella di intimidire, e arrestare per poche ore. Con scuse
come l’attentato all’ordine pubblico, o addirittura com multe per aver
sporcato la via pubblica con i volantini. Il regime è anche intervenuto
intimidendo religiosi, sia cattolici che evangelici, dato che in
moltissime chiese si è fatta apertamente propaganda per il no.Il tema
della consultazione è sostituire la Costituzione vigente con una nuova
Carta che sostanzialmente riconosca i cambiamenti già avvenuti durante
il decennio di Raul Castro (dal 2008 all’aprile dello scorso anno): la
fine del monopolio pubblico sull’economia, il riconoscimento della
proprietà privata, gli investimenti stranieri, la nascita di un sistema
fiscale e finanziario. Nasce la figura di un primo ministro ad
affiancare al Presidente e quest’ultimo potrà governare al massimo per
dieci anni (due mandati da cinque). Nessuna apertura politica, invece.
Il Partito comunista resta unico e la società socialista. I media non
possono essere privati.
All’ultimo momento è stato tolto dalla
bozza l’articolo che prevedeva il matrimonio tra persone dello stesso
sesso, proprio per le forti reazioni dal mondo religioso. Viene però
esclusa qualunque discriminazione per ragioni di genere, come avveniva
in passato. L’idea è che l’ultima barriera potrà cadere in futuro, dopo
una discussione approfondita nella società.