lunedì 4 marzo 2019

Corriere 25.2.19
Referendum
La prima volta dei cubani: per il voto sulla Costituzione un risultato (quasi) incerto
di Rocco Cotroneo


RIO DE JANEIRO Per la prima volta in sessant’anni di Revolución, il risultato di una giornata elettorale a Cuba potrebbe fornire qualche indicazione interessante. Quanti sì e quanti no avrà raccolto il referendum sulla nuova Costituzione lo sapremo oggi pomeriggio, così come il dato sulla partecipazione alle urne.
Se questi numeri saranno attendibili, come scrive il giornalista Reinaldo Escobar - editore insieme alla moglie Yoani Sanchez del sito indipendente 14 y medio — è possibile che dalle urne si alzi «un magnifico coro libertario, l’accettazione di una sfida civica, incruenta, pacifica e civilizzata». L’aspettativa è che tra i «no» e le astensioni si possa finalmente misurare la forza di una opposizione. Escobar ricorda che l’articolo 137 dell’attuale Costituzione prevede addirittura che le modifiche non vengano approvate se i contrari, più gli astenuti e le schede bianche e nulle, impedissero ai sì di superare la metà del corpo elettorale.
È assai improbabile che ciò avvenga, ma tra il 99 per cento di consensi ai quali il castrismo ha abituato, e un 70-80 per cento che qualche osservatore prevede per oggi, la differenza c’è. L’attuale dirigenza di Miguel Diaz-Canel potrebbe voler dimostrare al mondo che il regime gode ancora di un enorme consenso, ma accetta il dissenso più che in passato. Osservatori e molti oppositori sono convinti che la consultazione popolare, che coinvolge otto milioni di elettori, sia più affidabile che in passato. Lo indicherebbe la tenacia con il quale il governo batte sul tasto del sì e della partecipazione. L’intero sistema mediatico al di fuori di Internet ha parlato in campagna elettorale con una voce unica, ma i criteri con i quali è stato organizzato il voto e i numerosi cittadini chiamati ai seggi come scrutatori o osservatori lasciano ben sperare.
Il malcontento sull’isola resta alto, nonostante le riforme mancano cibo e generi di prima necessità e si teme il tracollo dell’alleato venezuelano. L’opposizione resta divisa. Tra chi invita a votare no e chi — dando per scontata la sconfitta — ritiene che l’astensione massiccia sia un segnale più forte per il regime.
Forme organizzate di campagna per il no, nelle ultime settimane, sono state represse come di consueto. La tattica è quella di intimidire, e arrestare per poche ore. Con scuse come l’attentato all’ordine pubblico, o addirittura com multe per aver sporcato la via pubblica con i volantini. Il regime è anche intervenuto intimidendo religiosi, sia cattolici che evangelici, dato che in moltissime chiese si è fatta apertamente propaganda per il no.Il tema della consultazione è sostituire la Costituzione vigente con una nuova Carta che sostanzialmente riconosca i cambiamenti già avvenuti durante il decennio di Raul Castro (dal 2008 all’aprile dello scorso anno): la fine del monopolio pubblico sull’economia, il riconoscimento della proprietà privata, gli investimenti stranieri, la nascita di un sistema fiscale e finanziario. Nasce la figura di un primo ministro ad affiancare al Presidente e quest’ultimo potrà governare al massimo per dieci anni (due mandati da cinque). Nessuna apertura politica, invece. Il Partito comunista resta unico e la società socialista. I media non possono essere privati.
All’ultimo momento è stato tolto dalla bozza l’articolo che prevedeva il matrimonio tra persone dello stesso sesso, proprio per le forti reazioni dal mondo religioso. Viene però esclusa qualunque discriminazione per ragioni di genere, come avveniva in passato. L’idea è che l’ultima barriera potrà cadere in futuro, dopo una discussione approfondita nella società.