venerdì 1 febbraio 2019

Repubblica 1.2.19
Milioni in viaggio, comincia l’anno del Maiale
Stress e bugie, lussi e finti fidanzati l’odiato Capodanno dei giovani cinesi
La grande festa riunisce le famiglie ma per i ragazzi migrati in città pesano aspettative e pregiudizi

di Filippo Santelli,

PECHINO Neanche è cominciata, ma Yao non vede l’ora che la festa finisca.
«Quest’anno avevo deciso di non tornare», dice affondata nel piumino bianco bianco davanti alla stazione di Pechino, tra il gelo e la bolgia. «Poi mia mamma mi ha chiamato, ha detto che sta preparando da mangiare, che i nonni sono vecchi». E così eccola qui con il biglietto per lo Hebei in mano, un puntino in mezzo alla più grande migrazione di massa del pianeta. Il capodanno lunare è martedì, ma il flusso di passeggeri che con valigie di ogni materiale e dimensione corrono ai treni che li riporteranno a casa è già una piena. Zhao, 29 anni, business developer, single, la affronta con l’umore di chi parte per il fronte.
Sa cosa rischia, la chiama "riunione di punizione": «Un pranzo con tutta la famiglia, nonni, genitori e zii, in cui l’unico scopo sarà convincermi a trovare un fidanzato, perché se non mi sposo non sarò felice». Dopo i 27 in Cina ti classificano con poco garbo sheng nu, donna avanzo. E per dei 50enni dello Hebei rurale come i suoi genitori non c’è disgrazia peggiore.
Vaglielo a spiegare che le cose sono cambiate, la carriera, ci si sposa più tardi e solo con quello giusto (o quella giusta). I treni che in questi giorni portano milioni di giovani dalle metropoli in cui studiano o lavorano verso le periferie dell’Impero, dove sono nati, assomigliano a macchine del tempo. Tempo che in Cina è corso veloce, scavando un oceano tra le generazioni.
Otto ragazze single su dieci, tra i 26 e i 30 anni, dicono di aver subito pressioni dalle famiglie, la grande festa nazionale è il momento peggiore. E a quelle domestiche si sommano le aspettative sociali, in una nazione che non fa più figli: alcune aziende hanno iniziato a offrire alle dipendenti giorni liberi extra per uscite galanti. Se torneranno dalle ferie fidanzate, l’anno del maiale inizierà con un bonus. Da noi il peggio che a Natale possa capitare è trovarsi a tavola a fianco allo zio dell’altra parte politica, in Cina a cavallo del capodanno c’è un picco di ragazzi che si rivolgono agli ospedali in preda all’ansia.
Insieme a mettere su famiglia, l’altra idea da non deludere, questa sia per i maschi che per le femmine, è che in città si facciano soldi. «Vengo da un villaggio molto tradizionale dello Shanxi, di quelli dove dopo pranzo si fa la pennichella – racconta Xu, 24 anni, dipendente di un’azienda di e-commerce di Pechino –. I miei parenti non fanno che chiedermi quanto guadagno». Dura far capire che anche per un laureato un mega stipendio non è più assicurato, specie considerato quanto costano gli affitti. Così i siti che noleggiano oggetti di lusso, dalle borse alle automobili, registrano da qualche settimana un boom. Presentarsi a casa con il macchinone, per lui, o una borsa di Louis Vuitton, per lei, affoga ogni domanda in un "oh" di meraviglia, al ritorno dal paese si possono restituire. Altri invece, che più qualche vezzo se lo concedono davvero, preferiscono nasconderli per evitare che la vacanza si trasformi in una ramanzina contro chi scialacqua.
Il risultato è che le feste diventano una collezione di silenzi e bugie, più o meno bianche, più o meno riuscite. Nei giorni scorsi è diventato virale lo sfogo social di Shen, 25 anni, che con abile lavoro di Photoshop sulle foto di un attore aveva fatto credere ai genitori di essersi trovata un bel fidanzato. Di fronte alle lacrime di gioia del padre non ha retto, rivelando la bugia. Grande è stato lo stupore nel vedersi subito perdonata, a patto però, testuali parole, di insistere con gli appuntamenti al buio.
Intendiamoci, non per tutti il capodanno è un incubo. Anzi, tra i ragazzi che oggi prendono o cambiano treni la maggior parte non vede l’ora di tuffarsi nell’orgia di cene, regali e fuochi d’artificio che inizierà la prossima settimana. Dai grattacieli di Suzhou, Liu sta viaggiando verso l’estremo Nord, il paesino dei suoi non lontano dal confine russo: «Due mondi diversi, ma so adattarmi bene». È nella situazione ideale: a 25 anni ha un buon lavoro nel marketing e un ragazzo da qualche mese, troppo pochi per doverlo presentare a casa, abbastanza per lasciar intravvedere qualcosa di serio. Il suo sorrisone si intuisce anche sotto la maschera contro l’inquinamento. Per ora va bene anche a Mei, 22 anni, iscritta a informatica, occhiali neri e coda di cavallo: «Se mai i miei genitori dovessero mettermi pressione?
Proverei a convincerli che le scelte sono personali». Siamo tutte compagne in questa battaglia, ha scritto nei giorni scorsi una blogger di nome Piccolo cerbiatto, raccogliendo e condividendo in Rete storie di pressione e matrimoni affrettati, di infelicità, perfino di suicidi. Zhou è più scettica sulla possibilità di convincere i genitori: «Starò zitta e se mia mamma organizzerà un’altra riunione con i familiari andrà come l’anno scorso: ho fatto le valigie e sono tornata a Pechino». E fine della festa.