L’Espresso 10.2.19
Hovistocose di Beatrice Dondi
Sorelle d’Italia
Storie di donne per un racconto universale. “Le Ragazze” su Rai Tre
L’Italia
è un Paese di poeti, santi e navigatori. E di operaie, partigiane,
infermiere, suore e biologhe. Per costruire mattone dopo mattone la
facciata di questa casa che sentiamo nostra c’è stato bisogno del
contributo di tutti, uomini e donne. Ognuno ha fatto il suo. È questo
che resta dopo aver visto “Le Ragazze” su Rai Tre. Quel senso di
costruzione pezzo dopo pezzo, di piccole grandi storie che diventano
qualcosa di veramente solido quando vengono appoggiate una vicino
all’altra. Isa Barzizza, celebre spalla femminile di Totò, bionda
dall’eleganza esplosiva, era sul piccolo schermo nella prima
trasmissione ufficiale della Rai. Era il Il 3 gennaio 1954. Quando, nel
1943, iniziano le deportazioni degli ebrei, Elena Ottolenghi ha 14 anni.
Sul suo certificato di iscrizione a scuola c’è scritto “di razza
ebraica”. Elena lo ricorda, a settant’anni ancora bella come il sole e
regala con i suoi frammenti di memoria una spada di gelo che rimane ben
issa nella spina dorsale di tutti. Nell’agosto del 1969 Albalisa
Sampieri è a Woodstock. «Di tempo per mangiare non ce n’era, maper fare
l’amore sì, ne avevamo tanto». Angela Buttiglione è stata giornalista
vaticanista. Saliva sull’aereo del Papa quando le donne scrivevano in
quota rosa di moda, bambini, cani. Invece Eleonora Brown aveva 11 anni
quando girò “La Ciociara”. «Non sapevo cosa fosse lo stupro e De Sica
mi disse di non preoccuparmi: “Pensa di aver preso dei pugni sulla
pancia, tirati giù la maglia, sentirai meno dolore”». Elena Cattaneo
entrò nel laboratorio di Boston nel 1988. Lavorava dalle otto a
mezzanotte. E quando usciva era completamente sola in quella città
lontana. Adele Ravagnani ha 22 anni, è laureata in fisica, fa judo da
quando ha 6 anni. E convive con la sclerosi multipla. Tra foto, occhi
lucidi
e tracce di rossetto si snoda un racconto di piccole ed enormi
conquiste che non appartengono solo alle donne ma alla società civile
tutta. Perché un Paese cresce sotto un unico cielo anche se ci si
ostina a immaginarlo come due metà separate. Una storia d’Italia che
nella sua pacata eleganza accumula denuncia, allegria, musica, violenza
fatica e sorrisi. E ricorda i mattoni tirati in testa a Krazy Kat. Che
sebbene facciano male, nella loro durezza sono un gesto d’amore.