Il Fatto 8.2.19
“Anche i Gilet gialli possono far parte di The Movement”
Mischaël Modrikamen, il braccio destro dell’ideologo populista Bannon e
di Andrea Valdambrini
Èl’uomo
di Bannon in Europa, “direttore esecutivo”, precisa lui, di The
Movement, la “cosa” sovranista che nasce dall’incontro tra populisti del
Vecchio continente e l’esperienza politica dell’ex stratega di Donald
Trump.
Mischaël Modrikamen, 52 anni, avvocato, non piace a tutti
così come il suo movimento. L’alleanza euroscettica di cui fanno parte
sia il partito di Le Pen che quello di Salvini, ha preso apertamente le
distanze, forse temendo un’invasione di campo.
Il legale belga
però va avanti. Ha appena incassato l’adesione del figlio del presidente
brasiliano Jair Bolsonaro, e prepara il primo meeting di leader
sovranisti e populisti per il mese di marzo (“ma non posso ancora
rivelare ancora chi ci sarà”). Con il pensiero rivolto alle elezioni
europee di maggio e un possibile exploit delle forze euroscettiche.
Mettere
insieme i sovranisti, che per definizione vogliono meno Europa e più
potere agli Stati: non le sembra una grande contraddizione?
Ma i
problemi che abbiamo sono gli stessi. Partiamo da un dato: tutti noi
sovranisti e populisti siamo i rappresentanti dell’uomo della strada. Al
tempo stesso siamo tutti sotto attacco. Abbiamo non solo l’opposizione
di tutti media mainstream ma anche della giustizia e
dell’Amministrazione degli Stati che ci mettono continuamente i bastoni
tra le ruote. Come i nostri avversari sono uniti globalmente, chiedendo
l’istituzione di un governo mondiale, e predicano le frontiere aperte,
così noi dobbiamo essere uniti da un’agenda opposta a quella dei
progressisti.
Come definirebbe The Movement?
Il primo club
di leader populisti a livello non solo europeo ma mondiale. Mi piace
chiamarlo un’internazionale dei popoli. Riunisce tutti quelli che
concordano su una serie di valori: più sovranità per gli Stati, rispetto
delle frontiere, contrasto all’immigrazione eccessiva e opposizione
all’Islam radicale.
Quindi non è un partito. Ma a livello operativo, come agisce The Movement?
Ci
opponiamo alla visione globalista che ha prodotto le istituzioni
internazionali, dall’Onu all’Unione europea. Noi sovranisti siamo finora
dispersi nei nostri Paesi. Invece bisogna sostenersi a vicenda. Lo
possiamo fare attraverso delle assemblee strategiche, o su temi sociali.
I soci di questo club da lei diretto hanno in programma la distruzione dell’Unione europea?
Vogliamo
un’Europa radicalmente diversa, che abbia competenze limitate e che sia
realmente democratica. Attualmente l’Ue prende circa l’80% del potere,
lasciando solo il 20% alle nazioni. Questo rapporto si dovrebbe
invertire, con il 20% a Bruxelles, restituendo così la sovranità alle
nazioni europee. L’Europa potrebbe magari mantenere competenza sulla
sicurezza esterna e le frontiere. Sono sicuro che in un’Europa con un
bilancio di poteri invertito come quello che ho descritto, un eventuale
presidente eletto dal popolo sarebbe sovranista: l’Europa è matura per
il suo Trump.
Lei conosce Matteo Salvini?
Con Steve Bannon
lo abbiamo incontrato a Roma lo scorso autunno e spero che sarà al
nostro summit di marzo. Ammiro molto Salvini: è la dimostrazione che il
populismo può essere anche d’azione e può fare molto contro
l’immigrazione irregolare.
Che idea si è fatto del M5S?
So
che in Italia state sperimentando l’unione tra populismo di destra e di
sinistra, anche se il M5S non viene da una cultura tradizionale della
sinistra, contrariamente a Mélenchon in Francia, ad esempio.
Saprà
anche che gli esponenti pentastellati hanno avuto un incontro con uno
dei leader dei Gilet gialli. Come giudica la rivolta in corso in Francia
contro il presidente Macron?
Ogni Paese ha la sua espressione
specifica del populismo, e i Gilet sono quello che i Tea Party sono
stati per il Partito Repubblicano negli Usa. Se volessero aderire a The
Movement, perché no? L’unico problema è che la cosa mi sembra difficile
perché si tratta di un movimento non organizzato e privo di un leader
che li rappresenti.