Il Fatto 3.2.19
Il nuovo wargame si chiama “conflitto nucleare tattico”
Corsa
ai missili - Fine del trattato Inf, i russi attivano la base di
Kaliningrad, gli americani tornano al progetto “Davy Crockett”: una
Bomba da fanteria
di Valerio Cattano
Trump e
Putin rivestono i panni del dottore Stranamore e si lanciano in una
nuova corsa agli armamenti? L’ipotesi non è peregrina dopo le
dichiarazioni degli ultimi giorni. Stavolta però il wargame si chiama
“conflitto nucleare tattico”, in cui le testate, di dimensioni ridotte,
sarebbero schierate sul campo di battaglia.
“Forniremo una
risposta speculare. I partner americani hanno annunciato la sospensione
della loro partecipazione al trattato e anche noi la sospenderemo”.
Questa la replica del presidente Putin, alla decisione degli Stati Uniti
di ritirarsi dal trattato sui missili nucleari a medio raggio,
accusando Mosca di averlo ignorato.
Washington, con il supporto
della Nato, ha evidenziato che i russi in barba all’accordo del 1987
hanno sviluppato il missile nucleare 9M729, di portata superiore ai 500
chilometri: una violazione dell’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty
che fu firmato dai presidenti Ronald Reagan per gli Usa e Michail
Gorbaciov per la Russia: si concluse così la tensione legata ai missili
nucleari di raggio intermedio su territorio europeo: erano state vietate
in modo ufficiale le armi di portata fra 500 e 5.500 chilometri.
Ieri
gli americani hanno lasciato la porta aperta: il loro ritiro sarà
effettivo “entro 6 mesi, a meno che la Russia rispetti i suoi obblighi”,
ha scritto il presidente Trump. Ma la risposta di Putin è stata
tutt’altra: Mosca ha mostrato immagini satellitari di un impianto
dell’azienda americana Raytheon, dove nel 2017 sarebbe iniziata la
produzione missili proibiti dall’Inf, ed ha confermato che svilupperà
nuovi armamenti. Così nello spazio di 48 ore è stata cancellata una
intesa che era durata più di 30 anni e aveva contribuito alla fine della
Guerra Fredda.
La mossa della Casa Bianca è stata ponderata? Gli
analisti nicchiano e cercano di capire se la situazione è stata creata
dall’asse Trump-Putin, amici-nemici a secondo delle convenienze.
Per
il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, che ha risposto alle
domande della Bbc, la minaccia russa è reale: “Questi nuovi missili sono
mobili, difficili da rilevare, dotati di capacità nucleare, possono
raggiungere le città europee: riducono la soglia per qualsiasi
potenziale uso di armi nucleari in un conflitto”. Su entrambi i fronti
si punta l’incide accusatorio ma si lavora per potenziare gli arsenali.
Per
gli alleati occidentali, la situazione sul terreno è già cambiata
proprio nell’area del Baltico, la più delicata nel confronto con i
russi: a Kaliningrad sono iniziati lavori di ristrutturazione per
ammodernare il sistema missilistico mobile (“Iskander”) in grado di
sparare con armi sia convenzionali che nucleari. “Sembra davvero che la
base abbia subito una revisione piuttosto accurata”, ha detto Jeffrey
Lewis – specialista del Middlebury Institute of International Studies di
Monterey – alla National Public Radio (Npr), dopo aver analizzato le
immagini satellitari scattate dalla compagnia Planet di San Francisco.
Nel
frattempo, secondo Npr, in Texas gli americani hanno avviato la
produzione di un nuovo tipo di arma nucleare, si chiama W76-2 ed è una
variante molto più piccola di quelle conosciute. L’amministrazione Trump
dice che questa testata aiuterà a contrastare le capacità della Russia.
Lewis, così come altri esperti, sostiene che l’America da anni aveva
trascurato il pericolo di una guerra nucleare e ora corre ai ripari con
un approccio diverso.
L’idea era già nata nel luglio 1962, durante
una esercitazione nel deserto del Nevada; prima di dare l’assalto, i
reparti utilizzarono un’arma nucleare in miniatura chiamata “Davy
Crockett”: nel giro di un’ora, truppe e carri armati attraversarono il
deserto per dichiarare la vittoria sul nemico simulato ridotto in
cenere. “Davy Crockett” era una bomba nucleare da campo di battaglia:
poteva essere montata su una jeep.