Corriere 2.2.19
La «razza» sui moduli della Asl, nuove polemiche
Da Bolzano al Veneto, casi in aumento. I sanitari: indica una tipologia fisica, nessuna discriminazione
di Agostino Gramigna
Giorgio
Albertini è un signore veneziano di 75 anni che un giorno si sottopone a
un esame cardiologico. Quando riceve il referto, nel leggere la
diagnosi, resta colpito da due termini, in alto a destra, che
specificano: razza caucasica. Non ne capisce il motivo. «Che bisogno c’è
di specificare la mia razza?», si chiede. È scosso. Il referto è del
novembre scorso. Poi due giorni fa decide di rendere pubblica la cosa,
spinto dalla lettura sui giornali locali di una vicenda per certi versi
analoga. Due consiglieri regionali, legge, denunciano in Giunta il caso
di un modulo del reparto di neuropsichiatria infantile dell’Asl 3 di
Favaro Veneto in cui a un paziente viene chiesto di specificare la sua
razza. Per i consiglieri la dicitura non ha valore scientifico tanto
più, ricordano, che il Consiglio regionale ha votato (ad aprile)
l’eliminazione del termine dai referti delle Asl venete.
I due
casi citati fanno parte di una più ampia statistica. Sono emersi grazie
ai media. Come è successo a Bolzano qualche giorno prima, il 28 gennaio.
Anche qui il richiamo al termine razza ha suscitato molte polemiche. I
fatti. Il servizio di neuropsichiatria dell’Asl cittadina ha inviato un
formulario di sei pagine agli insegnanti di una scuola media per la
valutazione di alcuni ragazzi. Sul modulo, in uno dei primi campi, c’era
marchiata la richiesta di indicare la «razza dell’alunno». Gli
insegnanti si sono ribellati. Secondo l’Asl di Bolzano alla base
dell’equivoco ci sarebbe la traduzione del termine inglese «race» dal
questionario di matrice americana, il Child Behavior Checklist,
«riconosciuto a livello internazionale come uno degli strumenti di
valutazione nel processo diagnostico per i piccoli pazienti con disagio
neuropsichiatrico».
In sintesi, moduli standard utilizzati da
varie Asl italiane. Gli insegnanti hanno replicato: «Capiamo tutto,
parliamo di moduli redatti negli Usa. Ma quello che non afferriamo è
come mai nessuno al comprensorio sanitario se ne sia accorto.
Evidentemente trovano normale che si domandi a uno studente a quale
razza appartenga».
Anche in Veneto la Asl di Favaro ha preso
posizione. Ma ha giustificato l’uso del termine in chiave clinica.
Giuseppe Grassi, primario di Cardiologia dell’Asl 3 Serenissima di
Venezia ha detto: «Razza nella comunità scientifica è utilizzato senza
connotazione discriminatoria. Serve a inquadrare tipologie fisiche».