La Stampa 7.1.18
“La mossa dei governatori può sospendere la legge”
di Andrea Carugati
Se
andasse in porto, la strada del ricorso alla Corte Costituzionale di
una o più regioni contro la legge Salvini sull’immigrazione sarebbe
molto più rapida rispetto ad altre. Potrebbe portare nel giro di pochi
mesi ad una sospensione delle norme a rischio di incostituzionalità
(come quella che impedisce ai Comuni di concedere la residenza ai
richiedenti asilo). E in tempi un po’ più lunghi anche alla
cancellazione delle stesse norme. Una strada decisamente più veloce,
quella del ricorso “in via principale” da parte delle Regioni, le uniche
che hanno titolo a rivolgersi direttamente alla Consulta. Senza cioè
dover passare prima da un giudice, cosa che invece tocca a un singolo
cittadino o anche a un sindaco che contesti la norma. Il nodo, spiega
l’ex ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte Giovanni
Maria Flick, «riguarda la negata concessione della residenza, fatto che
secondo alcune regioni impedisce di erogare ai richiedenti asilo alcuni
servizi come le prestazioni sociali e l’istruzione e rende più difficile
l’accesso ai servizi in tema di sanità e lavoro».
«Il punto è che
su queste materie le Regioni hanno una competenza concorrente con lo
Stato centrale, e dunque possono rivolgersi alla Corte per ottenere il
rispetto delle proprie prerogative sacrificate dalla legge dello Stato»,
spiega Flick. Un contenzioso tipico, quello tra Stato e Regioni sulle
competenze legislative, già ampiamente sperimentato. Questa volta però
la questione è più complessa: «L’immigrazione è un tema di competenza
dello stato centrale, e questo potrebbe portare a respingere i ricorsi
delle Regioni», avverte Cesare Mirabelli, altro ex presidente della
Consulta. E aggiunge: «È difficile definire rigidamente i confini di
competenza di una norma: in questo caso si tratta di norme
sull’assistenza sociale o sull’immigrazione?». E ancora: «Le Regioni non
hanno competenza sullo stato civile». Mirabelli ricorda che le Regioni
possono presentare obiezioni di costituzionalità solo «in riferimento a
una eventuale delle proprie competenze legislative». Non altro. Un
singolo cittadino, cui venissero negati diritti a causa della legge
Salvini, avrebbe un ventaglio più ampio di argomenti da sottoporre al
giudice ordinario. Il quale, a sua discrezione, potrebbe decidere di
ricorrere alla Corte se rilevasse la violazione di un principio
costituzionale. I due tipi di ricorsi, del singolo o di una o più
Regioni, non si escludono a vicenda. Possono viaggiare in parallelo. È
questa la doppia sfida di sindaci e governatori a Salvini.