lunedì 7 gennaio 2019

La Stampa 7.1.18
“La mossa dei governatori può sospendere la legge”
di Andrea Carugati


Se andasse in porto, la strada del ricorso alla Corte Costituzionale di una o più regioni contro la legge Salvini sull’immigrazione sarebbe molto più rapida rispetto ad altre. Potrebbe portare nel giro di pochi mesi ad una sospensione delle norme a rischio di incostituzionalità (come quella che impedisce ai Comuni di concedere la residenza ai richiedenti asilo). E in tempi un po’ più lunghi anche alla cancellazione delle stesse norme. Una strada decisamente più veloce, quella del ricorso “in via principale” da parte delle Regioni, le uniche che hanno titolo a rivolgersi direttamente alla Consulta. Senza cioè dover passare prima da un giudice, cosa che invece tocca a un singolo cittadino o anche a un sindaco che contesti la norma. Il nodo, spiega l’ex ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte Giovanni Maria Flick, «riguarda la negata concessione della residenza, fatto che secondo alcune regioni impedisce di erogare ai richiedenti asilo alcuni servizi come le prestazioni sociali e l’istruzione e rende più difficile l’accesso ai servizi in tema di sanità e lavoro».
«Il punto è che su queste materie le Regioni hanno una competenza concorrente con lo Stato centrale, e dunque possono rivolgersi alla Corte per ottenere il rispetto delle proprie prerogative sacrificate dalla legge dello Stato», spiega Flick. Un contenzioso tipico, quello tra Stato e Regioni sulle competenze legislative, già ampiamente sperimentato. Questa volta però la questione è più complessa: «L’immigrazione è un tema di competenza dello stato centrale, e questo potrebbe portare a respingere i ricorsi delle Regioni», avverte Cesare Mirabelli, altro ex presidente della Consulta. E aggiunge: «È difficile definire rigidamente i confini di competenza di una norma: in questo caso si tratta di norme sull’assistenza sociale o sull’immigrazione?». E ancora: «Le Regioni non hanno competenza sullo stato civile». Mirabelli ricorda che le Regioni possono presentare obiezioni di costituzionalità solo «in riferimento a una eventuale delle proprie competenze legislative». Non altro. Un singolo cittadino, cui venissero negati diritti a causa della legge Salvini, avrebbe un ventaglio più ampio di argomenti da sottoporre al giudice ordinario. Il quale, a sua discrezione, potrebbe decidere di ricorrere alla Corte se rilevasse la violazione di un principio costituzionale. I due tipi di ricorsi, del singolo o di una o più Regioni, non si escludono a vicenda. Possono viaggiare in parallelo. È questa la doppia sfida di sindaci e governatori a Salvini.