La Stampa 7.1.19
Enrico Rossi
“L’assistenza sociale compete alle Regioni. Il decreto sicurezza è pura propaganda”
Oggi parte il ricorso alla Consulta della regione toscana contro il decreto sicurezza.
di Alessandro Di Matteo
Il governo assicura che non è precluso l’accesso degli stranieri alla sanità, perché dite che sono incostituzionali?
«Questa
legge ostacola il nostro lavoro: erogare assistenza sociale. Invade una
materia che la Costituzione ci affida. Per questo oggi deliberiamo in
giunta il ricorso. Secondo i nostri conti almeno in Toscana ci sono
almeno 6mila persone che diventano “invisibili”. Gli stessi volontari
dicono: se continuiamo a tenere queste persone nei nostri centri verremo
accusati di favoreggiamento della clandestinità? Pensi in che
condizioni hanno messo il Paese! Dall’oggi al domani rischiamo di
ritrovarci in giro decine di migliaia di giovani disperati, altro che
maggiore sicurezza».
Cioè il decreto aumenta l’insicurezza?
«Cosa
fa Salvini? Le rimpatria tutte queste persone? Aveva già promesso di
rimpatriarne 600mila, ma non mi pare che nel suo semestre radioso siano
aumentati i rimpatri, anzi. È una legge propagandistica, gli serve solo a
mostrare i muscoli. A voler pensar male, da un lato pare che si voglia
far crescere una riserva di manodopera a basso prezzo, dall’altro sembra
punti ad aumentare la rendita di posizione di chi specula
sull’immigrazione: aumenta l’insicurezza, aumentano i voti alla Lega».
Condivide
i sindaci che rifiutano di applicare la legge Salvini? La presidente
del Senato dice che così si finisce nell’anarchia. E anche Renzi pensa
che «il decreto Salvini crea problemi, ma in attesa della Consulta le
leggi si rispettano».
«È un concetto un po’ astratto, i sindaci
non sono mica ragionieri. Naturalmente ci vuole ragionevolezza: non è
che si può ogni giorno disapplicare una legge, ci deve essere in ballo
qualche principio di fondo. Ma in questo caso non si può parlare di
politica irresponsabile. Peraltro, i sindaci si assumono una bella
responsabilità, pronti a pagare le conseguenze: possono essere accusati
di abuso di ufficio. Io sono dalla loro parte. C’è un fatto che forse
sfugge, purtroppo anche a Renzi: noi presidenti di regione e sindaci non
abbiamo l’immunità parlamentare. Tra tutti i privilegi che si vogliono
abolire, questo lo conservano».
Ma la paura nei confronti degli
immigrati è diffusa soprattutto in quelle periferie che la sinistra
vuole riconquistare. Non pensate di fare un favore a Salvini accettando
questo terreno di sfida?
«Non voglio riaccendere polemiche, ma
penso che purtroppo il successo di Salvini nasce dalla timidezza e
dall’arretramento culturale della sinistra. Lo “ius soli” non si è fatto
perché non erano maturi i tempi, la Bossi-Fini non è stata
cancellata... Si è creata una prateria e questi l’hanno percorsa. Si
doveva fare leva sui sindaci per impiegare questi ragazzi in attività
socialmente utili, invece che tenerli a bighellonare pagando 35 euro per
ciascuno a una cooperativa. Questo ha creato una reazione negativa, è
stato un errore del governo precedente».
L’argomento di Salvini è
proprio questo: ci sono tanti poveri in Italia e aiutiamo gli stranieri?
Lo ha detto anche a lei: «Rossi pensi ai 119 mila toscani poveri...»
«Lo
ha detto, però non vuole fare una discussione. Io l’ho sfidato a
discutere in pubblico: vediamo cosa ho fatto io per i poveri e cosa ha
fatto lui. Ma non ha accettato, ha detto che ha troppo da fare. Posso
assicurare che la Toscana sui problemi del lavoro, dell’uguaglianza, del
sostegno a chi ha bisogno ha fatto tanto».A.d.m.