La Stampa 5.1.18
“Obiezione di coscienza”
La mossa della Chiesa contro il decreto sicurezza
Bagnasco
schiera la Chiesa sul decreto sicurezza: «Sì all’obiezione di
coscienza»La Caritas: “La Costituzione e il Vangelo non sono negoziabili
di Domenico Agasso Jr Bruno Viani
La
carica la suona il cardinale Bagnasco. Ad aprire il fronte cattolico
delle critiche al decreto Sicurezza è infatti il porporato presidente
dei vescovi europei, oltre che arcivescovo di Genova. Parla
apprestandosi a celebrare una messa per il popolo dei giostrai del luna
park, e a proposito delle polemiche sull’obiezione di coscienza dei
primi cittadini calibra parole che sono pacate e pesantissime: «I
sindaci dovranno prendere le loro decisioni, verificarle ai livelli
giusti - premette - ma comunque l’obiezione di coscienza è un principio
che viene riconosciuto, mi pare». E poi: «L’obiezione di coscienza
riguarda obiezioni e valutazioni personali in merito a delle situazioni
concrete. Ognuno prenderà le proprie decisioni, sempre nel rispetto
naturalmente di quello che è l’ordinamento generale. Penso che nessuno
voglia essere sovversivo, però ci sono problemi che richiedono anche dei
giudizi di coscienza. Sono persone che magari chiedono aiuto perché
fuggono da situazioni disperate».
Dall’altra parte dello Stivale
arriva il grido di monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo.
Invita a non «rimanere in silenzio dinnanzi ai disumani decreti che
aggravano la sofferenza di chi è vessato da povertà e guerra».
Due vescovi di due diocesi importanti che si esprimono in questo modo nelle stesse ore. Difficile sia un caso.
Dalla
Conferenza episcopale italiana (Cei) non rilasciano dichiarazioni per
un motivo semplice: fra nove giorni i vescovi si riuniranno nel
consiglio permanente. Però trapela che, anche se non è all’ordine del
giorno, il tema caldo della sicurezza sarà affrontato. E se viene
aggiunto così all’ultimo, significa che la preoccupazione c’è. Ed è
facile aspettarsi che ne parlerà per primo il presidente, il cardinale
Gualtiero Bassetti, nel suo discorso introduttivo.
La rabbia dei cattolici
A
tutto questo si aggiunge l’apprensione e anche la rabbia
dell’associazionismo cattolico, con cui La Stampa ha parlato. La
Comunità di Sant’Egidio si esprime con il suo presidente Marco
Impagliazzo: «Il decreto avrà l’effetto di aumentare il numero degli
irregolari, proprio quell’area in cui prospera l’insicurezza che si
vorrebbe contrastare». Impagliazzo ricorda che «la protezione
umanitaria, di cui godevano cittadini provenienti da Paesi in cui sono
presenti conflitti, è stata a lungo uno strumento che ha permesso
l’integrazione, a partire dalla residenza. Proprio l’iscrizione
anagrafica dello straniero è garantita da vari articoli della
Costituzione e dalla legge anagrafica del 1954». Ed ecco un appello
esplicito: «Dato che giustamente in Italia lo straniero è titolare di
tutti i diritti fondamentali, chiediamo di ripristinarla anche per i
richiedenti asilo in attesa di risposta dalle commissioni territoriali».
Il
Centro Astalli, servizio dei Gesuiti per i rifugiati, boccia come
«misure incoerenti e incomprensibili l’abolizione della protezione
umanitaria e l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema di
Accoglienza dei Richiedenti asilo e Rifugiati (Sprar)».
Ecco poi
la Caritas, che parla con Oliviero Forti: «Il 2019 sarà un banco di
prova per le nostre comunità, che dovranno riappropriarsi di quei valori
fondamentali che vedono nel Vangelo e nella Costituzione due punti di
partenza irrinunciabili per scelte che abbiano al centro la persona».
I richiami di Bergoglio
Sono
tutte parole chiaramente in linea con i ripetuti appelli di Papa
Francesco. In questa fase delicata non arrivano suoi messaggi espliciti,
anche perché Bergoglio rispetta gli episcopati e dunque è naturale che
parlino vescovi italiani e non la Segreteria di Stato Vaticano. Ma è
evidente quanto gli interventi dei prelati italiani riprendano i
richiami del Pontefice, che ribadisce spesso come non si possa mai
venire meno all’umanità, lasciare la gente per strada o in mare. Anche
se queste cose il Papa le dice «con toni che non sono politico-sociali,
ma evangelici», precisano Oltretevere. L’argomento dell’ultimo periodo è
il parallelo tra i migranti e la famiglia di Nazaret: manda sempre in
fibrillazione i neocon filo-leghisti, i quali sostengono che la famiglia
di Nazaret non era migrante ma solo rifugiata. Un altro indizio è lo
scarso risalto con cui il Papa ha accolto il premier Conte il 15
dicembre.
Tutti segni che confermano come la Chiesa di Francesco sia scesa in campo per arginare le «storture» del decreto sicurezza.