La Stampa 18.1.19
Bagni di folla e ovazioni
Belgrado accoglie Vladimir come una rock star
di Stefano Giantin
Ogni
Paese ha tante facce. E la Serbia non fa eccezione. Una è quella delle
migliaia di «indignados» che da settimane scendono in piazza in
manifestazioni anti-governative e contro il presidente Aleksandar Vucic,
accusato di essere un autocrate. Ma ce n’è un’altra, contrapposta e
dissonante. È quella dei tanti che hanno nel presidente russo Vladimir
Putin – e in Vucic – i loro idoli.
Ed è stata la seconda Serbia a
dominare la scena ieri, in occasione della visita a Belgrado del leader
del Cremlino, accolto in città da eroe, tra mega-poster per il «caro
amico» e sventolio di bandiere russe.
E soprattutto da un bagno di
folla enorme, scenario inedito per la capitale di un Paese che ha fra
le sue priorità l’ingresso nella Ue. Belgrado però non rinnega gli
storici legami con l’amica Mosca, anzi li esalta. Lo ha dimostrato con
le decine di migliaia di persone affluite nel cuore della metropoli, tra
cui tanti sinceri filorussi, moltissima gente dalla provincia profonda -
arrivata anche con autobus messi a disposizione dal Partito
progressista di Vucic, hanno segnalato vari media locali - per poi
marciare verso la cattedrale di San Sava, dov’erano attesi Putin, Vucic e
il patriarca Irinej. Alla fine, secondo stime della polizia, in piazza
erano 120 mila.
Tra di loro, la belgradese Marija Ilic. «Sono qui
perché la Russia difende gli interessi serbi contro le mosse aggressive e
secessionistiche» del Kosovo, racconta, riassumendo una delle ragioni
principali che rendono filorussi tanti serbi. Le fa eco l’anziano Djuro,
originario della Krajina, che assicura che «noi non possiamo essere
amici di chi ci ha bombardato, Usa e Nato, ma di Putin sì che possiamo».
Ma ci sono anche coloro che ammettono di essere scesi in strada «per
entrambi». «Vucic l’ho votato e lo sostengo ancora», confida una donna,
originaria di Zrenjanin.
In bilico tra Mosca e Ue
C’è però
anche chi ha visto nel meeting pro-Putin una «glorificazione del regime
autoritario» di Mosca, hanno denunciato varie Ong. E tanti critici del
governo hanno sollevato sospetti sulla «volontarietà» della
partecipazione al raduno, suggerendo l’ipotesi di una sorta di
contro-manifestazione organizzata con il duplice strumento della
persuasione e dell’imposizione. Obiettivo, dimostrare che Mosca rimane
fondamentale per Belgrado. E che Vucic gode ancora di un fortissimo
sostegno, malgrado le proteste. «Neppure un bambino crederebbe che
qualche Ong» - come l’oscuro Centro per lo sviluppo di Belgrado,
ufficialmente organizzatore del raduno di ieri - «abbia i mezzi per
portare così tanti bus in città», ha suggerito alla Tv N1
l’intellettuale Srbijanka Turajlic, un’opinione rigettata
dall’esecutivo. Concorda il politologo Dejan Vuk Stankovic. «Penso sia
solo una manifestazione per Putin» e per celebrare «le relazioni tra
Serbia e Russia», storicamente Paesi affini. Anche se negli ultimi 15
anni a pompare 3,6 miliardi euro in Serbia è stata l’Ue, non Mosca. Ma i
soldi non sono bastati a «comprare» i favori di molti e Belgrado rimane
l’ultimo baluardo fedele al Cremlino nei Balcani. Visita che è
importante anche per Vucic, osserva il politologo Florian Bieber. Che
potrà «giocare la carta filorussa in patria e avere un argomento
credibile» con Bruxelles. E cioè «che sta mediando tra Russia e Ue», un
bilanciamento tra Est e Ovest importante per Belgrado. Soprattutto sulla
questione Kosovo.