il manifesto 12.1.19
Un Patto scellerato in nome della Scienza
Il
manifesto trasversale. Con preoccupanti finalità interdittive, il patto
firmato da Grillo e Renzi, quando annuncia che non saranno tollerate
forme di pseudoscienza e pseudomedicina, brandisce la Scienza come una
clava con cui colpire i “reprobi” che non ne riconoscono la sacralità
di Giorgio Ferrari, Angelo Baracca
Non
è la prima volta che nel nostro paese il mondo della scienza si rivolge
alla politica affinché questa si faccia carico di questioni riguardanti
il benessere della popolazione. È successo per il clima, per le scelte
energetiche e per questioni etiche: ora, sembra, è la volta della
salute. Tale infatti l’ambito privilegiato, ma non esclusivo, del Patto
Trasversale per la Scienza che tanti consensi ha suscitato sia nei mezzi
di informazione che nella stessa politica, al punto da mettere
d’accordo persino due noti avversari come Beppe Grillo e Matteo Renzi.
Fuori
dal coro dei consensi a noi pare che questa iniziativa abbia qualcosa
di inquietante nella forma e nella sostanza del suo testo. Intanto non è
un appello, ma un “patto” che le forze politiche tutte sono chiamate a
sottoscrivere per finalità non solamente propositive (l’informazione, la
ricerca) ma decisamente interdittive. E questa è una spiacevole novità.
Di appelli fortemente connaturati alla sacralità della Scienza, ne
avevamo già visti in passato e sempre in occasione di forti tensioni
culturali e sociali come quelle dei referendum antinucleari. Così fu per
gli scienziati filonucleari che si rivolsero al presidente della
repubblica all’indomani dell’incidente di Chernobyl, poi nel 2010 quelli
che si rivolsero a Bersani affinché il Pd non chiudesse la porta al
nucleare e infine nel 2011 quelli che ritenevano senza fondamento
l’imminente referendum post Fukushima. Il tratto comune di questi
appelli era l’accusa, esplicita o implicita, di antiscientificità nei
confronti degli antinucleari: «Caro Segretario, occorre evitare il
rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un
atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l’Italia, non solo in
questo campo, dalle frontiere dell’innovazione. Noi ti chiediamo di
prendere atto che il nucleare non è né di sinistra, né di destra e che,
anzi, al mondo molti leader di governi di sinistra e progressisti
puntano su di esso per sviluppare un sistema economico e modelli di vita
e di società eco-compatibili» questo nell’appello del 2010, mentre in
quello del 2011 si diceva: «Nell’appellarci alla ragione, noi
richiamiamo l’attenzione sul fatto che la legittima prudenza e la giusta
richiesta di corretta informazione non siano oscurate da furori emotivi
fuori luogo o da ossessionanti atteggiamenti di contrapposizione che
rischiano di sfociare in anacronistiche “cacce alle streghe” invocate da
guru o santoni d’occasione nonché da contingenti interessi elettorali».
Considerazioni
queste, in linea con quella presunta neutralità della scienza che anche
il testo del presente “Patto” vuole accreditare, quando sostiene che la
Scienza (e il progresso che ne consegue) «non ha alcun colore
politico». Non siamo d’accordo; e ce ne sarebbero di esempi per
dimostrare che la “Scienza”- non altrimenti definita – si è macchiata
più volte di crimini contro l’umanità, sia in tempo di pace che di
guerra. Ma questo, se vogliamo, è ancora un ambito dialettico
sull’operato della scienza stessa che fu, ed è ancora, largamente di
parte. Diverso invece (e più inquietante) è quando nel “Patto”si
annuncia che non saranno tollerate forme di pseudoscienza e
pseudomedicina fino al punto di auspicare leggi contro l’operato di chi
sarà ritenuto, conseguentemente, uno pseudoscienziato.
E chi lo
stabilirà? Con quali criteri? Se tutto questo non è una boutade
elettoralistica che ammicca ad un asse tra Pd e 5S, allora i tempi bui
di cui scriveva Brecht sono più vicini di quanto pensiamo e magari c’è
già chi sogna di ripristinare le regole del Sant’Uffizio: «Diciamo,
pronuntiamo, sententiamo e dichiariamo che tu, Galileo sudetto, per le
cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a
questo S. Offizio vehementemente sospetto d’heresia, cioè d’haver tenuto
e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e Divine Scritture».
Del resto sono già due i medici italiani radiati dall’ordine per aver
assunto posizioni critiche sul decreto vaccini. E tanto per restare in
tema, come dimenticare il falso allarme pandemia del 2010 che costò solo
in Europa miliardi di euro di spesa in vaccini inutilizzati, o la
denuncia di appena un anno fa dell’Istituto Negri, sulla immane
inutilità dei farmaci in commercio e sulle cure prescritte senza alcuna
evidenza scientifica?
Attenzione dunque a brandire la Scienza come
una clava con cui colpire i “reprobi” che non ne riconoscono la
sacralità. Così facendo avalleremmo l’idea che la Scienza debba essere
separata dalla realtà sociale e dallo stesso scienziato che, al pari di
un sacerdote, non esprime più un suo punto di vista in quanto, per
definizione, esso è già contenuto nella Scienza-religione, ormai basata
solo su se stessa e sulla sua infallibilità.