Il Fatto 5.1.19
Hanno combattuto tra i curdi contro l’Isis: sorveglianza speciale per cinque antagonisti
di A. Giamb.
Sono
stati nel Nord della Siria a combattere al fianco delle milizie curde
contro lo Stato islamico. Sul fronte mediorientale, nel Rojava, tra le
file dell’Unità di protezione popolare (Ypg), avrebbero imparato a
maneggiare le armi. Per questa ragione il sostituto procuratore di
Torino Manuela Pedrotta, su istanza della Digos, ha chiesto al tribunale
che disponga la sorveglianza speciale di due anni e il divieto di
soggiorno nei confronti di cinque esponenti di Askatasuna e altri centri
sociali torinesi. I cinque dovranno partecipare a un’udienza della
sezione “Misure di prevenzione” il 23 gennaio prossimo. Tra di loro ci
sono due militanti anarchici, Fabrizio Maniero e Paolo “Pachino”
Andolina. Quest’ultimo, dopo una prima esperienza in Siria, a marzo era
tornato sul fronte. Per farlo, però, aveva violato una misura cautelare,
l’obbligo di firma, ragione per cui una volta rientrato in Italia si è
presentato in questura per essere arrestato. C’è poi una donna, una
delle poche se non addirittura l’unica italiana partita a combattere coi
curdi e contro l’Isis.
Si chiama Maria Edgarda Marcucci, per gli
amici “Eddi”, già “nota” poiché nel luglio 2016 il regista Paolo Virzì,
padre di una sua amica, le aveva scritto una lettera aperta su La Stampa
chiedendole dove fosse: la ragazza, dopo un’operazione contro i No Tav,
era diventata irreperibile. Nel 2017 la giovane, vicina ad Askatasuna, è
entrata nella brigata femminile, l’Unità di Difesa delle Donne (Ypj).
Nel mirino della Procura altri due militanti del centro sociale, Jacopo
Bindi, ricercatore di fisica al Politecnico di Torino, e Davide Grasso,
ex studente di filosofia: “Nelle carte fa riferimento al procedimento
avviato a Cagliari”, ha detto ieri a Radio Onda D’Urto. Qui la procura
ha indagato per associazione finalizzata al terrorismo internazionale
tre sardi partiti per combattere con i curdi.