Il Fatto 4.1.19
Freccero ribalta l’editto: “Rivoglio Luttazzi su Rai2”
Il neo-direttore lancia un nuovo talk sullo stile di Biagi e chiama il satirista: “È finita l’epoca di Berlusconi e Renzi”
di Lorenzo Giarelli
È
il contro-editto bulgaro. Diciassette anni dopo la scomunica
berlusconiana e diciotto dopo l’ultima puntata di Satyricon, Daniele
Luttazzi potrebbe tornare in Rai. Parola di Carlo Freccero,
neo-direttore della seconda rete della tv pubblica che ieri ha
presentato a Roma la sua idea di Rai Due, togliendosi anche qualche
macigno dalla scarpa: “Capisco esser stato fatto fuori da Berlusconi, ma
che il Pd mi abbia spedito sul satellite a Rai4 è stato vergognoso”. La
rivincita in salsa gialloverde di Freccero è fatta di nuovi programmi,
meno anglicismi, più informazione e di un ritorno alla satira.
A
partire, appunto, da Luttazzi: “Voglio riportarlo in Rai. Che servizio
pubblico sarebbe altrimenti? È finita l’era di Berlusconi e di Renzi, ci
mancherebbe che questa nuova epoca proibisse la satira”. Ancora nessun
accordo definitivo né dettagli sull’impegno da parte di Luttazzi, ma
l’intento di Freccero è chiaro: “Escludo che vada in onda a breve, ma è
essenziale che torni in Rai, magari in autunno”. Anche perché, ricorda
il direttore di Rai Due citando un’intervista rilasciata al Fatto,
“persino Pier Luigi Celli, direttore generale Rai ai tempi della
chiusura di Satyricon, ha ormai ammesso di aver sbagliato su Luttazzi”
(che fu chiuso dopo l’intervista a Marco Travaglio su Berlusconi e
L’odore dei soldi). E come a voler tornare ancora sull’editto bulgaro,
Freccero cita un altro degli storici epurati del 2002. Enzo Biagi, con
il suo Il Fatto, dovrà essere il modello del nuovo approfondimento
serale in coda al Tg2: “È una vergogna che sia mancato un programma del
genere in tutti questi anni. La Rai lo aveva con Biagi e lo ha perso,
favorendo i concorrenti. È ora di colmare questa lacuna gravissima,
facendo partire a fine gennaio un talk politico che commenti la notizia
del giorno fino all’inizio della prima serata”. A metterci la faccia – e
a prendersi la responsabilità del prodotto – sarà anche
l’amministratore delegato Fabrizio Salini, chiamato in causa dallo
stesso Freccero per la definizione “dell’estetica del programma e dei
conduttori”, che comunque dovrebbero restare interni alla redazione del
Tg2. Il nome di Salini torna spesso nel discorso di Freccero, così come
quello del nuovo direttore del tg Gennaro Sangiuliano, con cui “il
confronto è continuo”. La rivoluzione televisiva, dice Freccero, passa
dall’intesa con i vertici aziendali: “Se Salini è il Don Chisciotte
della Rai, io sarò il suo Sancho Panza”.
La comunione di intenti
servirà anche per rivedere l’intero assetto del canale. Repliche e costo
zero nel day time, con largo uso di sport e fiction, per concentrare le
energie – si legga: i soldi – nella fascia dalle 19 alle 24 e portare
in tv “il cigno nero”, le notizie fuori dal coro e dal pensiero
dominante.
Per l’intrattenimento ecco Simona Ventura, in attesa di
trovare studi televisivi per The Voice. Per le news, avrà vita nuova
Nemo, che cambierà nome e sarà condotto da Alessandro Sortino, uno degli
autori del programma, con il compito di curare inchieste politiche.
Enrico Lucci invece con Realiti Scio metterà in scena “l’Italia del
selfie, del narcisismo dei poveri, senza però cadere nel moralismo
sprezzante”. A sostituire Night Tabloid sarà poi Povera Patria, che il
mercoledì sera si occuperà di economia e politica: “Dovrà rispondere a
domande importanti. È giusto che governi eletti non possano attuare i
loro programmi economici? Cosa significano i trattati firmati a
Bruxelles?”. Sembra un manifesto sovranista, come quando il direttore
bolla come “odiosa” la serie tv Ncis e promette di depennare tutte
quelle fiction dell’America di provincia che tolgono spazio alle
produzioni italiane. Ma guai parlargli di “tv dei 5 Stelle”: “Macché. La
tv generalista è nazional-popolare per definizione, non c’è nessuna
ideologia”.