Corriere La Lettura 27.1.19
Fisica Un acceleratore di
particelle di 100 chilometri di circonferenza rilancia la ricerca
europea. Anche perché Pechino non è rimasta per nulla a guardare
Materia oscura e Cina
Le due sfide del Cern
di Guido Tonelli
Il
caso ha voluto che l’annuncio venisse dato nello stesso giorno, il 15
gennaio, in cui a Londra, il programma di Theresa May per la Brexit
veniva clamorosamente bocciato dal Parlamento inglese, gettando nello
sconcerto tutte le cancellerie d’Europa. Nelle stesse ore, al Cern di
Ginevra, si annunciava la pubblicazione del rapporto che descrive il
progetto Fcc, acronimo che sta per Future Circular Collider, gli eredi
di Lhc. Fcc è un gruppo di studio internazionale che ha lo scopo di
produrre un disegno concettuale, definire le infrastrutture e stimare i
costi per un collider da 100 chilometri di circonferenza da costruire al
Cern. Il progetto prevede, in una prima fase, un acceleratore che
produrrà collisioni fra elettroni e positroni, Fcc-ee, che sarà in
seguito convertito in una macchina protone-protone, Fcc-hh, seguendo lo
schema di successo già utilizzato al Cern con la sequenza Lep e Lhc. La
proposta è nata nel 2014 e ha raccolto subito un fortissimo sostegno da
parte della comunità internazionale. Il lavoro ha coinvolto oltre 1.300
fisici e ingegneri appartenenti a 150 università, istituti di ricerca e
partner industriali. Il risultato dello studio è un rapporto dettagliato
che costituisce la base per definire la nuova strategia europea nel
campo degli acceleratori di particelle.
La decisione di costruire
questa nuova infrastruttura dovrebbe essere presa nel 2020. In uno
scenario realistico, si potrebbe cominciare la costruzione di Fcc-ee nel
2028 e iniziare le operazioni prima del 2040, alla fine della fase di
alta luminosità di Lhc. La macchina a protoni è invece molto più
complessa e richiederebbe ancora anni di sviluppo per la produzione su
scala industriale dei magneti. L’inizio di Fcc-hh si collocherebbe fra
il 2050 e il 2060. Insomma si stanno prendendo decisioni cruciali che
determineranno i confini della ricerca scientifica di base per tutto un
secolo.
Dal punto di vista della ricerca di nuova fisica, la
combinazione in successione dei due acceleratori è di gran lunga la
configurazione ottimale. Si configura una sorta di manovra a tenaglia
per non lasciare scampo alla nuova fisica, ovunque essa si nasconda. La
macchina a elettroni e positroni è l’ambiente ideale per realizzare
misure di precisione. È previsto che il nuovo acceleratore funzioni a
diverse energie, passando da 90 a 365 GeV, per produrre enormi quantità
delle particelle più importanti del Modello Standard, incluso milioni di
bosoni di Higgs, per studiarne in dettaglio tutte le caratteristiche e
identificare la più piccola delle anomalie.
Le nuove particelle,
che spiegherebbero la materia oscura o nuove interazioni che ci
porterebbero alle dimensioni nascoste del nostro universo, potrebbero
essere scoperte in maniera indiretta, attraverso le più incredibili
misure di precisione dei parametri del Modello Standard che mai siano
state concepite. Se non basterà la precisione si passerà alla forza
bruta. Con i 100 TeV di energia di Fcc-hh, diventerà possibile
l’esplorazione di una scala di energia 7 volte superiore a Lhc.
Qualunque nuovo stato della materia di massa compresa fra qualche TeV e
alcune decine di TeV sarebbe identificato direttamente; si potrà capire
se il bosone di Higgs è elementare o ha una struttura interna e sarà
possibile studiare quei dettagli della rottura spontanea di simmetria
elettrodebole che potrebbero risultare decisivi per comprendere la
prevalenza della materia nel mondo che ci circonda. I costi del progetto
sono importanti. Ci vorranno 9 miliardi di euro per scavare il tunnel
ed equipaggiare la macchina a elettroni. Ne occorreranno altri 15 per
costruire i potenti magneti necessari per Fcc-hh. Tuttavia, se si
considera l’arco di tempo in cui sarà distribuito l’investimento e si
tiene conto dei contributi finanziari che potranno provenire da tutto il
mondo, l’impresa appare sicuramente sostenibile.
È indubbio che
con Fcc l’Europa lancia la sua sfida e prende il centro della scena nel
dibattito mondiale sugli acceleratori del futuro. Gli Stati Uniti,
leader indiscussi del campo fino a qualche decennio fa, stanno
mantenendo un basso profilo e sembrano rassegnati a giocare un ruolo
secondario. Completamente diverso è il caso delle tigri asiatiche: non
più solo il Giappone, ma anche Corea del Sud e soprattutto Cina. Gli
investimenti in ricerca di base in Cina crescono di anno in anno. E con
percentuali che noi europei non osiamo neanche sognare. Fra il 2000 e il
2010 questi investimenti sono raddoppiati e già oggi la Cina spende più
dell’Europa intera in ricerca e sviluppo. La Cina ha lanciato un
ambizioso programma di esplorazione spaziale che comprende una stazione
scientifica orbitante e una missione di esplorazione lunare, e inaugura
ogni anno decine di nuove università e importanti infrastrutture di
ricerca.
La classe dirigente cinese dimostra di aver capito che
gli investimenti nella scienza di base permettono di far entrare il
Paese nell’élite tecnologica mondiale. Ma il progetto dei governanti di
Pechino è molto più ambizioso: non vogliono solo partecipare, cercano il
primato, hanno deciso di prendere la testa in attività che considerano
di importanza strategica per una superpotenza che mira a guidare il
mondo. Non è un caso che per la fisica il gigante asiatico proponga Cepc
(Circular Electron-Positron Collider) un progetto molto simile al
nostro Fcc: un anello da 50-70 chilometri che ospiterebbe una fabbrica
di Higgs, un collider elettrone-positrone da 240 GeV, per poi passare a
un acceleratore a protoni capace di produrre collisioni da 50-70 TeV nel
centro di massa. La macchina potrebbe essere costruita nella regione di
Qinghuada, una zona di colline vicino al mare, a 300 chilometri da
Pechino, conosciuta come la Toscana della Cina. Scavare un tunnel di
decine di chilometri in Cina ha costi molto inferiori rispetto
all’Europa e per di più i cinesi sembrerebbero orientati a coprirne una
buona parte. Insomma la proposta di Fcc, che giunge proprio in un giorno
emblematico delle crisi che attraversano l’Europa, potrebbe essere
l’occasione giusta per ricominciare a pensare in grande. Se il nostro
continente intende giocare un ruolo decisivo nello sviluppo
dell’innovazione e della conoscenza e non accetta di cedere ad altri la
leadership in settori strategici quali la fisica fondamentale, Fcc
costituisce una grande opportunità.